La madre è stata dimessa. Il legale: «Deve riprendersi»
La 54enne è seguita da uno psicologo e ora vive con una parente a Reggio Emilia. Per tutelarsi ha nominato l’avvocato Bassi. Il figlio, in carcere, incontra i difensori
SAN MARTINO IN RIO. Il faticoso cammino di una donna che vuole riprendere in mano la propria vita. Stiamo parlando della 54enne Sabrina Guidetti: il 24 aprile a San Martino in Rio, accanto al cadavere del marito Paolo Eletti, 58 anni, ucciso con 5 martellate alla testa, è stata trovata lei, priva di sensi, narcotizzata e con i polsi tagliati. E gli inquirenti accusano il figlio 33enne Marco Eletti dell’omicidio del padre e del tentato omicidio della madre.
Una vicenda-shock dalla quale ora la donna sta cercando di riprendersi: non è più in ospedale – dal Santa Maria Nuova era stata poi trasferita nella struttura sanitaria di Correggio per la riabilitazione – è seguita da uno psicologo messo a disposizione dall’Ausl, fa fisioterapia e da quando è stata dimessa vive a Reggio Emilia con una parente che l’aiuta a recuperare. Per quasi un mese è stata in coma dopo il pesante avvelenamento da benzodiazepine per il quale è accusato il figlio, ristretto in carcere a Modena.
Come parte lesa, ha deciso di tutelarsi e si è affidata all’avvocato Claudio Bassi. E il legale, con tutte le cautele del caso, ha già incontrato la sua assistita. Contattato dalla Gazzetta, Bassi ci fa il punto della situazione: «Ora è importante che la signora si riprenda sia sul piano fisico che psicologico, solo successivamente valuteremo la situazione sul piano giudiziario. E prima di fare qualsiasi dichiarazione in merito dovrò studiare gli atti d’indagine».
La donna si era svegliata dal coma il 21 maggio e gli investigatori avevano tentato in ospedale un primo approccio il giorno seguente, ma le condizioni di salute erano ancora precarie e non erano stati raccolti elementi salienti. È stata sentita nuovamente il 25 maggio e la sua testimonianza ha fornito elementi ritenuti molto importanti.
Erano presenti il sostituto procuratore Piera Giannusa, il tenente colonnello dei carabinieri Stefano Bove e alcuni collaboratori in possesso di computer e monitor con cui è probabile siano state mostrate alla donna alcune foto degli elementi probatori. «La signora è cosciente e ha chiesto di incontrarci. Ha risposto alle domande che le sono state poste, quindi siamo fiduciosi», aveva dichiarato all’uscita dall’ospedale Santa Maria Nuova, il tenente colonnello Bove.
L’indagine si è concentrata su un mix di sostanze, per capirne natura ed effetti. E per fare chiarezza è stata richiesta dalla Procura una perizia tossicologica che dovrebbe riguardare sia gli esiti dell’autopsia effettuata sul cadavere di Paolo Eletti, sia cosa è stato trovato in corpo a Sabrina Guidetti nel momento in cui è entrata in ospedale. In attesa delle perizie tossicologiche, restano altri punti fermi. Un foglio con la scritta “Gun” e il disegno della pistola e due soluzioni chimiche dattiloscritte “solfato di tallio” e “cianuro di potassio” (alcuni fogli erano nel portafoglio del giovane). E il figlio indagato che ha raccontato di avere acquistato la benziodapezina, in almeno tre occasioni, su richiesta del padre, ordinandola sul sito Chemical Word a metà e a fine 2020 e nel gennaio di quest’anno, ma di non sapere dove il genitore la tenesse. Il 33enne ha incontrato, più volte, in carcere i suoi difensori Noris Bucchi e Luigi Scarcella. «In questa fase delle indagini – ribattono – non intendiamo rilasciare dichiarazioni». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA