La Nato vieterà nuovi missili Usa in Europa per placare la tensione con Mosca
Gli alleati della Nato esclusi gli Usa sarebbero decisi ad opporsi all'installazione di nuovi missili nucleari basati sul territorio europeo. Il condizionale è d'obbligo perché se ne discuterà durante l'incontro del presidente degli Stati Uniti Joe Biden con altri capi di stato fissato a Bruxelles.
La posizione europea ricalca l'atteggiamento prudente del segretario generale dell'Alleanza Jens Stoltenberg per allentare le tensioni con la Russia e porre le condizioni per un dialogo che potrebbe iniziare durante il vertice Usa-Russia che si svolgerà a Ginevra mercoledì prossimo 16 giugno. Secondo anticipazioni rivelate da fonti russe la settimana scorsa Mosca proporrà il rinnovo della moratoria sul dispiegamento di missili balistici a medio e corto raggio ma senza annunciare dismissioni nell'arsenale attuale.
La possibilità di procedere con nuove installazioni in Europa era tornata prepotentemente all'ordine del giorno nell'ambito dell'Alleanza da quando la Russia nel 2017 e 2019 aveva schierato nuove batterie di missili Ssc-8 nel sudest del Paese, da dove hanno la gittata giusta di colpire il territorio americano. Gli Stati Uniti dichiararono la violazione del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, INF) in vigore dal 1987 e spinsero l'allora presidente Donald Trump a concedere un periodo di tempo per smantellarli e quindi, nel diniego di Putin, decisero di ritirarsi nel 2019 dal trattato. La Russia affermò invece che erano stati gli Usa a violare il trattato, cosa che i funzionari statunitensi ovviamente negarono. Una prima proposta di moratoria era quindi stata respinta nel 2019 da Donald Trump, mentre ora sarebbe il presidente francese Emmanuel Macron a esortare gli alleati a riconsiderare questa opzione. Anche se i vertici Nato si dichiarano prudenti siamo tuttavia lontano da una possibile clima di distensione. Il portavoce della Nato Oana Lungescu ha infatti dichiarato: "La proposta della Russia per una moratoria sul congelamento del dispiegamento di nuovi missili nucleari in Europa non è un'offerta credibile perché ignora la realtà sul campo. La realtà è che la Russia ha già schierato gli Ssc-8, che ha portato alla fine del trattato INF sul controllo degli armamenti. Fino a quando la Russia non dimostrerà in modo verificabile lo smantellamento delle batterie installate negli ultimi cinque anni questa moratoria non si può considerare una vera offerta. Non ci sono nuovi missili statunitensi in Europa, ma ci sono nuovi missili russi. La Nato rimane pienamente impegnata nel disarmo, nel controllo degli armamenti e nella non proliferazione". Stoltenberg dal canto suo aveva ripetutamente chiarito nel corso degli anni che gli alleati non rispecchieranno la corsa al dispiegamento di missili della Russia e che gli alleati non hanno mai avuto intenzione di schierare nuovi missili nucleari terrestri in Europa.
Se questa settimana il divieto di installare nuove batterie di missili nucleari in Europa diventasse ufficiale il presidente Biden, la cui approvazione è necessaria per il comunicato, probabilmente potrebbe ricevere elogi dai sostenitori del controllo degli armamenti, ma subirebbe un brutto contraccolpo al Congresso, dove siedono numerosi "falchi" sostenitori della necessità di mostrare i muscoli e di proteggersi. Agli occhi della passata amministrazione di Washington in fatto di controllo degli armamenti la Russia si era dimostrata un partner inaffidabile e disonesto, ma Biden potrebbe ribaltare la situazione e se la Nato confermerà il veto a possibili installazioni Usa su territorio europeo allora i diplomatici Usa potrebbero perdere quel potere contrattuale che da sempre hanno in quanto primi contribuenti dell'Alleanza Atlantica. In pratica gli interessi di Macron nel divenire sempre più influente sul piano militare, fino a guidare una più volte paventata Difesa comune europea, potrebbero spingere gli alleati a fare a Putin una concessione unilaterale togliendo dal tavolo delle trattative un'opzione importante della quale noi europei potremmo aver bisogno in futuro per rispondere ad azioni belligeranti russe.