Nardin ora va in carcere: adesso dovrà scontare la pena
Jesolo, definitiva la condanna a cinque anni e undici mesi per il ragioniere che aveva sottratto due milioni di euro ai clienti, alcuni dei quali sono falliti
JESOLO. Condanna definitiva, Nicola Nardin va in carcere. Da venerdì pomeriggio è dietro le sbarre del carcere di Santa Maria Maggiore. Nel corso del pomeriggio di venerdì i militari della stazione dei carabinieri hanno notificato al ragionier Nardin, 53enne, residente a Cavallino Treporti, l’ordine di carcerazione emesso il giorno precedente dall’ufficio esecuzioni penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Venezia in conseguenza della condanna del gennaio 2019, divenuta definitiva il 9 marzo di quest’anno quando la moglie Luisella Bozzato aveva invece già patteggiato.
Una conseguenza diretta e definitiva dopo la dichiarazione di inammissibilità della Corte Suprema di Cassazione del ricorso presentato agli Ermellini.
Nel marzo del 2013, Nardin era balzato alle cronache jesolane e venete perché aveva architettato una truffa ai danni del suo studio. Aveva approfittato del rapporto fiduciario con le sue vittime, spesso amici di famiglia, clienti che svolgevano attività varie, come commercianti, ristoratori e titolari di attività. Il ragioniere aveva in sostanza trattenuto, dal 2007 al 2013, il denaro che gli veniva affidato per essere versato, per loro conto, al fisco.
Denaro destinato a imposte e oneri per una cifra complessiva di oltre due milioni di euro. Non pagava neppure le bollette per i suoi clienti come loro avevano chiesto. Una quarantina i clienti truffati. Molti commercianti e imprenditori del turismo a Jesolo furono costretti in seguito a chiudere le attività dopo aver scoperto loro malgrado il debito accumulato con il fisco.
Ora il ragionier Nardin, dopo la condanna definitiva per appropriazione indebita continuata ed aggravata, dovrà scontare una pena di 5 anni e 11 mesi di reclusione oltre al pagamento della pena pecuniaria di 3. 560 euro. Gli sono state applicate anche le pene accessorie dell’interdizione dalla professione e quella dai pubblici uffici per 5 anni.
Completate le formalità di rito, i carabinieri di Jesolo hanno condotto l’arrestato al carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia. L’avvocato Victor Rampazzo ha difeso oltre 20 clienti truffati che adesso gioiscono per l’esito di questa vicenda complessa e devastante. Ma è un sentimento momentaneo, uno sfogo, e chi riflette bene su quanto accaduto e l’esito dei processi non pensa neppure più al contrappasso per Nardin e il suo nuovo status di detenuto. Non ci sono neppure più lacrime, oggi, davanti al crollo di intere attività, famiglie distrutte che si sono trovate ad affrontare anche il dramma della pandemia e i suoi risvolti sulla salute, il
lavoro, la vita di tutti i giorni. Nardin in carcere, oggi, è l’ultimo dei pensieri per loro. «Sicuramente trascorrerà un periodo dietro le sbarre», dice l’avvocato Rampazzo, «fino a quando non avrà maturato le misure per le pene alternative. Un anno in carcere lo farà, almeno, e sarà comunque duro. Resta quello che ha fatto, ci sono persone che soffrono per quei danni, ditte fallite, persone sul lastrico. E non dimentichiamo che molti sono ancora indebitati con il fisco a causa sua e della moglie». —