Padova, inizio più lento della campagna. I sindacati: "Lo stesso personale dei tamponi esegue i vaccini"
PADOVA. Inizio vaccinazioni più lento nel Padovano rispetto ad altri territorio, anche se nelle ultime ore c’è stato un importante scatto in avanti.
Alla data del 5 gennaio l’Usl 6 Euganea ha somministrato 3. 097 dosi contro le 3. 931 dell’Usl 2 Marca Trevigiana, le 5. 026 dell’Usl 3 Serenissima, le 3.841 dell’Usl 8 Berica, le 3.163 dell’Usl 9 Scaligera. Dietro a Padova ci sono l’Usl 1 Dolomiti (1.849), l’Usl 4 Veneto Orientale (1.397), l’Usl 5 Polesana (1.575) e l’Usl 7 Pedemontana (2.655).
Ma la situazione miglioradecisamente se si aggiungono i numeri dei vaccini fatti in Azienda Ospedaliera (919) e quelli fatti allo Iov (158). Nonostante Padova abbia un gran numero di malati Covid ricoverati nei suoi ospedali, una situazione critica e sia la nona città peggiore d’Italia per numero di contagi nella top ten elaborata con i dati quotidiani della Protezione civile, i vaccini inoculati nei primi giorni di campagna sono stati inferiori rispetto ad altre realtà. La spiegazione è legata a diversi fattori: un problema di personale secondo il sindacato che chiede più personale, una diversa organizzazione iniziale secondo le aziende sanitarie.
I sindacati Cgil, Cisl e Uil, che si battono da tempo contro le carenze di organico nelal sanità, sottolineano la necessità di potenziare il personale dedicato alle vaccinazioni. «La questione della carenza di organico e della difficoltà di reperirlo è nota», spiega Fabio Turato della Cisl «il personale che deve fare i vaccini è lo stesso che deve occuparsi dei tamponi. È chiaro che se è impegnato su un fronte è difficile riesca ad esserlo anche nell’altro».
E in effetti a vaccinare in Azienda Ospedale Università è il personale della Medicina preventiva, all’Usl quello del Dipartimento di prevenzione e allo Iov i dipendenti della struttura. Lo stesso personale che effettua anche i tamponi.
«Essendo arrivate nella realtà padovana le dosi di vaccino richieste c’è la necessità di potenziare il personale per le vaccinazioni», dice Alessandra Stivali della Cgil «in Azienda, ad esempio, ci sono 12 vaccinatori quando invece ce ne dovrebbero essere almeno 24. Se si procede con 700 vaccini a settimana, com’è successo in questa prima settimana, per vaccinare tutti i 6 mila dipendenti ci vorrà molto tempo». E la stessa cosa vale per i 5 mila dipendenti dell’Usl 6 Euganea e i 700 dipendenti dello Iov.
«Non nascondo che la cosa mi preoccupi. È chiaro che ci vuole personale in più» conferma Luigi Spada della Uil «Padova è in una situazione di affanno per quel che riguarda i lavoratori. Per come siamo messi è già tanto quello che si sta facendo». Sul numero di vaccini già somministrati non incidono invece le adesioni.
«C’è stato un altissimo numero di adesioni, oltre l’80% e devo dire che per come ci è stata spiegata dall’Azienda Ospedaliera l’organizzazione di questa campagna vaccinale è stata fatta in modo molto accurato», dice Achille Pagliaro della Cisl «giorno dopo giorno aumentano i contagi, i ricoveri, le persone che si aggravano. Ci sono sempre più reparti Covid e sempre più personale impegnato in prima linea. Se dai da un lato è facile poi cedere dall’altro».
Per quanto riguarda l’Azienda Ospedale Università il direttore generale Daniele Donato sottolinea invece che non c’è alcun problema di mancanza di personale per la somministrazione dei vaccini: «Inizialmente una circolare di Arcuri ci aveva detto di tenere fermo il 30% delle dosi di vaccino per garantirci la seconda somministrazione. Per questo non sono state fatte tutte. Da lunedì la Regione ha invece dato il via libera all’utilizzo e quindi nei prossimi giorni aumenteremo sicuramente il numero di somministrazioni».
E in effetti nelle ultime ore c’è stata un’inversione di tendenza. Per quel che riguarda l’Usl, spiegano, il motivo è da ricondurre al fatto che il numero è relativo ai vaccini eseguiti solo negli ospedali e non tiene conto di quelli nei distretti: in quel caso lieviterebbe. –