Si cerca la variante Covid nei mantovani positivi
Dieci test inviati al Policlinico di Pavia. Il direttore dell’Ats: «Nessun allarme, è solo un approfondimento epidemiologico»
MANTOVA. Per osservare in maniera più approfondita l’andamento della pandemia sul territorio mantovano, l’Ats Val Padana ha inviato nei giorni scorsi al Policlinico San Matteo di Pavia dieci tamponi per la ricerca delle varianti del virus Sars-Cov-2.
La decisione è stata assunta dopo la scoperta in Italia delle mutazioni inglese e italiana – quest’ultima isolata nei laboratori di Brescia e resa nota a fine dicembre – e dopo aver rilevato una maggiore incidenza del virus nelle ultime due settimane. Mantova risulta infatti al momento una delle province lombarde in cui si registra l’aumento di nuovi casi.
«Si tratta di un approfondimento epidemiologico per capire e leggere in maniera più articolata quello che sta succedendo nella nostra provincia a livello pandemico – spiega il direttore generale dell’Ats Val Padana, Salvatore Mannino –. Di fatto andiamo a cercare la variante inglese e quella denominata bresciana, ma la cosa non deve assolutamente allarmare la popolazione. Anche in caso di risposta affermativa non cambierà nulla e la nostra attività di tracciamento e prevenzione continuerà ad essere condotta ai massimi livelli».
Il responso dei dieci campioni è atteso nel corso della prossima settimana. I numeri delle ultime due settimane hanno visto a Mantova un calo inferiore rispetto al resto della Lombardia e soprattutto nell’ultima settimana è stata registrata una stabilizzazione. L’Ats, in collaborazione con l’Asst di Mantova, ha quindi chiesto alla Regione la possibilità di eseguire uno studio a campione per la ricerca della variante al Covid-19. Al di là dell’ipotetica mutazione, ancora tutta da confermare, l’andamento epidemiologico e dei contagi nel Mantovano potrebbe aver subito amche un’influenza dal vicino territorio veronese.
La ricerca di queste varianti, spiegano i virologi, ha un interesse sotto il profilo epidemiologico. Non è ancora provato infatti se le mutazioni incidono sull’aggravamento della malattia, anche se dai primi studi sembra di no. Il direttore generale dell’Ats invita comunque tutti al massimo rigore e a vaccinarsi: «Anche coloro che hanno già contratto i virus, perché non sappiamo ancora quanto dura la protezione del sistema immunitario dopo l’infezione da Covid-19».