Il sindaco Massaro: «Il 2020 drammatico e sfiancante, ora avanti con le opere affrontando la crisi»
BELLUNO. Quello che si è appena concluso è stato un anno drammatico, ma anche il 2021 riserverà sfide impegnative all’amministrazione, che dovrà continuare a garantire i servizi ai cittadini in una fase di profonda crisi economica. Parallelamente, si lavorerà per chiudere i cantieri del piano di rigenerazione urbana, che il sindaco Jacopo Massaro definisce «il più grande piano di investimenti degli ultimi anni nella nostra città», e per portare a compimento tutti i progetti sui quali la squadra che guida da otto anni e mezzo ha creduto e per i quali ha lavorato.
Sarà l’anno della Cucciolo - Marisiga, dell’avvio dei lavori per il nuovo ponte sul Piave a Lambioi, del completamento dell’Auditorium. Sarà, anche, l’ultimo anno pieno di amministrazione per il sindaco Massaro.
Sindaco, si è chiuso un anno molto duro, per i cittadini come per gli amministratori. L’emergenza sanitaria, gli episodi di maltempo intenso, hanno reso molta faticosa la quotidianità. Come hanno impattato queste emergenze sull’attività del Comune e sulla vostra azione amministrativa?
«Il 2020 è stato un anno tragico e drammatico, perché abbiamo dovuto gestire in contemporanea operazioni molto complesse. Abbiamo dovuto assicurare servizi e conforto alla popolazione, che era disorientata da quello che stava succedendo quando è scoppiata la pandemia. E abbiamo dovuto farlo in una fase in cui bisognava riorganizzare gli uffici, lavorando in smart working, una modalità nuova e che ci siamo trovati a dover mettere in pratica in fretta. Ci sono state settimane in cui non era possibile nemmeno acquistare le webcam per i computer, perché erano finite. La pandemia ha provocato una grave crisi economica, che è pesata anche sui Comuni: per dieci mesi abbiamo lavorato al buio, senza avere certezza sulle risorse a disposizione, vedendo diminuire le entrate a bilancio, consapevoli della necessità di dover garantire servizi e di avviare le opere di cui la città ha bisogno. È stato un anno sfiancante».
È soddisfatto di come avete gestito la situazione?
«Penso che assessori e consiglieri comunali, lavorando in squadra, abbiano fatto un piccolo miracolo. Sono stati capaci di gestire l’emergenza senza perdere di vista tutto l’ordinario. E lo hanno fatto senza potersi confrontare vis a vis, ma solo in videoconferenza, una modalità che rende tutto più complesso. Sono molto soddisfatto, perché abbiamo tenuto in piedi la città nel momento più difficile, perché il Covid è arrivato quando non ci eravamo ancora rialzati del tutto da Vaia. Si sono sommate problematiche differenti e complesse da gestire».
C’è qualcosa che si rimprovera di come avete operato?
«Quando si gestisce una città si pensa sempre di poter fare meglio. Con il senno di poi, sarebbe stato opportuno tenere un dialogo e un confronto più stretto con le categorie economiche e con i singoli esercenti. Nell’emergenza bisognava prendere decisioni molto in fretta, ma avremmo dovuto trovare una formula per parlare di più e meglio con chi si è trovato all’improvviso in una situazione di grossa difficoltà a causa del Covid».
Quello che è iniziato sarà il suo ultimo anno pieno di amministrazione. Che anno sarà? Come imposterà l’azione amministrativa nei prossimi dodici mesi?
«Sarà il quarto anno tragico di queste due legislature. Dopo il 2013, con il taglio dei fondi agli enti locali, il 2019 con Vaia e il 2020 con il Covid, il 2021 sarà l’anno in cui si sommeranno diverse problematiche: la conclusione della ricostruzione post Vaia, la gestione della pandemia che non è affatto finita, la gestione della crisi economico-finanziaria che il Coronavirus ha provocato. E che investe anche i Comuni, perché anche nel 2021 rischiamo di avere meno entrate (si pensi all’Irpef, ad esempio) e dovremo sicuramente aiutare le persone in difficoltà. Servirà creatività, perché dovremo tenere in piedi un condominio con gli stuzzicadenti».
E sul fronte delle opere pubbliche? Sono molti i cantieri aperti.
«Dovremo garantire l’ordinario, e ci avviamo a chiudere i cantieri che rappresentano il coronamento della nostra azione amministrativa: penso alle nuove Gabelli, alla conclusione dei lavori alla chiesa dei gesuiti, alla Crepadona, al rifacimento del parco di Lambioi e del piazzale della stazione, ma anche alle nuove piste ciclabili, alla Cucciolo-Marisiga, all’avvio della realizzazione del nuovo ponte sul Piave a Lambioi. Vogliamo completare anche la sistemazione dell’Auditorium, un impegno che vogliamo onorare prima della fine della consiliatura».
Il 2021 sarà anche l’anno in cui inizieranno le grandi manovre in vista delle elezioni amministrative. Lei non è rieleggibile: che figura vede alla guida della città? Di che sindaco ha bisogno Belluno?
«Di una persona che riesca a portare avanti il progetto che abbiamo avviato otto anni e mezzo fa. Un progetto basato su tre pilastri: dare fiducia anche a chi non è un professionista della politica; riallacciare i nodi fra generazioni avvicinando i giovani a Palazzo Rosso e facendoli compartecipare alle decisioni da prendere; portare avanti un’azione amministrativa che punta sempre al bene della collettività, anche di chi non ti ha votato e non la pensa come te. A questo andrà aggiunta la capacità di tenere insieme il centrosinistra nel suo complesso. Forse sarà più facile fondere il patrimonio di idee e sensibilità adesso. Io non avrei potuto fare questa ricucitura, da un lato perché sono il simbolo di un progetto che ha messo in discussione gli aspetti degenerativi della politica, in maniera sicuramente traumatica; dall’altro perché se mi fossi dedicato a ricucire sarebbe stata tralasciata la gestione della città. Ora però dobbiamo cercare di tenere unito il centrosinistra, e io lavorerò sempre per questa prospettiva». —