Quanto ne sai in materia di infertilità maschile? La domanda potrebbe essere scomoda, ma siamo a movember (mese dedicato alla prevenzione della salute maschile), occasione ideale per promuovere l'importanza dell'informazione e della prevenzione su temi che riguardano la salute e il benessere anche delle parti più intime.

Infertilità maschile, quanto ne sanno gli italiani

Per avere un’idea di quanto in Italia si sappia sui problemi di sterilità di coppia e, in particolare, sul tema dell’infertilità maschile, IVI ha commissionato all’Istituto Ixé un’Indagine esplorativa sui punti di vista sulla maternità con focus sull’infertilità maschile. 

I risultati hanno dimostrato una scarsa conoscenza della materia, sia per quanto riguarda l’incidenza del fenomeno nelle coppie, sia per quanto riguarda l’infertilità maschile. Dall’indagine, infatti, è emerso che un quarto degli intervistati sottostima la diffusione del fenomeno. Sebbene riguardi circa il 18% degli uomini italiani, l’infertilità maschile è un tema poco conosciuto: il 6% degli uomini e il 10% delle donne intervistate non ne conosce i possibili strumenti diagnostici.
La ricerca condotta da IVI in collaborazione con l’istituto Ixé ha preso in esame un campione di 614 individui di entrambi i sessi tra i 25 e i 44 anni, nel periodo compreso tra il 31 agosto e l’11 settembre 2020.

Il primo dato emerso è che oltre un quarto degli uomini intervistati non ha idea dell’incidenza dell’infertilità maschile in Italia. 
È interessante notare che, rispetto all’argomento, le percezioni di uomini e donne si sono rivelate completamente distinte. Infatti, la maggior parte degli uomini sottostima la questione, limitando la diffusione del fenomeno al solo 10% della popolazione maschile, mentre secondo le intervistate il problema riguarda il 20% degli uomini.

Sebbene le cause dell’infertilità maschile non siano sempre precisamente identificabili, la maggior parte degli intervistati, di ambo i sessi, ritiene che possa dipendere da problematiche legate al liquido seminale (80% delle risposte) o da problemi di tipo funzionale dell’apparato genitale (59%). Il 6% degli uomini e il 10% delle donne non conosce i possibili strumenti diagnostici, tuttavia entrambi hanno indicato tra i test più noti l’analisi del liquido seminale, seguito dalla visita urologica.

È inoltre emersa una scarsa conoscenza della diffusione dei problemi di sterilità nella coppia. Oltre un quarto degli intervistati non ha saputo indicare l’incidenza del fenomeno e le risposte che hanno dato sono per lo più incerte. Secondo la media delle risposte fornite dagli uomini, l’infertilità colpirebbe il 18% delle coppie, mentre le donne e gli over 40 hanno indicato una diffusione superiore del fenomeno.

Infertilità maschile, i tabù che non sembrano ancora superati

«Il punto è che si tratta di una questione culturale, non solo medica. Parlare di infertilità nel nostro Paese, specialmente di infertilità maschile, è ancora un tabù» afferma la Dottoressa Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma.
«In particolare, è interessante notare come uomini e donne abbiano risposto diversamente alla medesima domanda: “Nel caso in cui un uomo avesse il sospetto di avere un problema di infertilità, si recherebbero subito e spontaneamente in un centro specializzato o da uno specialista?”. Il 39% degli uomini ha risposto in modo affermativo, ma solo il 26% delle intervistate crede che il proprio compagno sarebbe disposto a rivolgersi spontaneamente a uno specialista. Soltanto il 9% degli uomini ha ammesso che si rivolgerebbe ad un centro specializzato solo se spinto dalla compagna, a fronte del 20% delle donne che è convinto che il partner non ci andrebbe senza l’insistenza della donna».

«Fino a quando questi argomenti rimarranno appannaggio degli addetti ai lavori – continua la Dottoressa Galliano – tenderanno ad essere interpretati ancora come questioni personali, in grado di minare le certezze dell’individuo sulla propria virilità o identità maschile.
Infatti, anche gli uomini non sono immuni da ricadute di carattere psicologico quando si parla di infertilità e questo accade perché c’è ancora scarsa informazione a riguardo. La confusione genera paure e insicurezze, per esorcizzarle bisogna affrontare questo tipo di problemi per quello che realmente sono: patologie che, seppur non sempre curabili, non impediscono più all’individuo di sperare in una futura paternità».

La Dottoressa Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma
La Dottoressa Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma

Infertilità maschile, 8 domande per approfondire le cose più importanti da sapere

Vuoi colmare le tue lacune sul tema dell’infertilità maschile? Ecco qui l’intervista alla Dottoressa Daniela Galliano, con tutto quello che dovresti sapere sull’argomento.

  • Quando si parla di infertilità maschile?
    «Per infertilità, sia maschile sia femminile, si intende l’assenza di concepimento a seguito di rapporti completi, mirati e non protetti, nel corso di 12 mesi. L’infertilità maschile ha come fattore prevalente, da un punto di vista generale, le alterazioni dei parametri del liquido seminale, con una conseguente incapacità del seme maschile di fecondare l’ovocita. Fra le cause più rilevanti c’è l’astenospermia: una condizione di alterazione del liquido seminale che si caratterizza per una scarsa motilità degli spermatozoi».\

  • Quali sono i campanelli d'allarme da tenere d'occhio?
    «Le patologie che causano infertilità spesso non danno luogo a profili sintomatologici definiti. Il varicocele, una delle cause prevalenti dell’infertilità maschile, può comportare una sensazione di pesantezza a livello testicolare. La dilatazione, nei casi più gravi, può essere rilevata anche mediante una palpazione. Il testicolo interessato, inoltre, può risultare più piccolo rispetto all’altro. Il fastidio connesso al varicocele può accentuarsi nel caso di attività sportiva o durante i rapporti sessuali. In assenza di sintomi che permettano di capire che c’è qualcosa che non va, comunque, l’unico segnale da tenere in considerazione è il mancato concepimento dopo almeno un anno di tentativi».\

  • Quali sono gli esami per la fertilità maschile?
    «L’esame più diffuso e indicativo per valutare le alterazioni del flusso seminale è lo spermiogramma. Quest’analisi comprende la valutazione di parametri macroscopici e microscopici dell’eiaculato. I parametri ottenuti devono essere raffrontati a quelli indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La valutazione della motilità spermatica viene effettuata al massimo entro un’ora dall’eiaculazione e tiene conto anche di alcuni indicatori biochimici di funzionalità prostatica e vescicolare. Per escludere la presenza di infezioni del tratto riproduttivo che possono essere all’origine di un danno agli spermatozoi, normalmente viene anche eseguita una spermiocoltura o un’urinocoltura».\

  • Ci sono delle cure?
    «La tempestività della diagnosi è fondamentale per risolvere in maniera adeguata i problemi di fertilità, perché consente di progettare un intervento rapido ed efficace. Tuttavia, in molti casi, un approccio farmacologico o chirurgico può non rivelarsi sufficiente a far recuperare la fertilità. In queste ipotesi, la soluzione ideale è far ricorso alla fecondazione assistita. L’inseminazione artificiale spesso è un trattamento che risulta essere estremamente efficace per uomini che rilevano avere dei difetti lievi o moderati del proprio sperma, sia a livello di concentrazione sia di motilità. In casi in cui l’inseminazione artificiale risulti insufficiente, è possibile ricorrere a tecniche più avanzate come la fecondazione in vitro omologa (ovvero con i gameti della coppia) o la fecondazione in vitro eterologa (in caso di donazione degli ovuli da parte di una donatrice e/o donazione dello sperma da parte di un donatore). In questi casi, l’unione tra lo spermatozoo e l’ovulo viene effettuata in laboratorio, ottenendo in questo modo embrioni già fecondati che possono essere successivamente trasferiti nell’utero della donna».\

  • Quali sono i fattori di rischio/abitudini sbagliate?
    «Uno stile di vita non corretto può avere un’importante incidenza sull’infertilità maschile. Numerosi studi, ad esempio, hanno rilevato come il fumo, per effetto della presenza di radicali liberi che determinano reazioni ossidative, possa causare una riduzione della qualità dello sperma. È stata anche evidenziata una correlazione fra alcol e riduzione del volume spermatico: la produzione di spermatozoi, infatti, si riduce con un maggiore consumo di alcol perché quest’ultimo interferisce con il rilascio delle gonadotropine, gli ormoni che regolano lo sviluppo dei testicoli. Anche l’obesità è spesso associata ad una ridotta qualità dello sperma: gli uomini obesi, infatti, presentano frequentemente alterazioni del DNA degli spermatozoi, della loro forma e motilità. Anche lo stress può comportare un’alterazione della spermatogenesi: livelli elevati di cortisolo ed enzima alfa-amilasi (considerati marker dello stress) sono spesso correlati a difficoltà nel concepimento».\

  • Prima visita per un uomo/ un ragazzo: andrologo o urologo? E quando?
    «È importante che la prevenzione cominci già dall’adolescenza, intorno ai 14-16 anni. Un appuntamento annuale dall’andrologo è raccomandato anche in giovane età, per escludere anomalie che potrebbero influire negativamente sulla fertilità e sulla sessualità dell'uomo, mentre una prima visita urologica dovrebbe essere effettuata verso i vent'anni, per verificare che lo sviluppo sessuale sia completo e corretto».\

  • Con quale frequenza un uomo deve farsi controllare?
    «È consigliato sottoporsi regolarmente a controlli di check-up ed è caldamente raccomandato farsi visitare una volta l’anno, in presenza di fattori di rischio come fumo, obesità e familiarità con malattie ereditarie. Ad ogni modo le cadenze verranno stabilite con l’urologo o l’andrologo curante, a seconda del singolo caso».\

  • Quali sono le paure per cui un uomo non si fa controllare?
    «Gli uomini possono aver paura di controllare la propria fertilità perché temono venga messa in discussione la loro virilità. Per una donna è normale andare dal ginecologo una volta all’anno, mentre l’uomo è restio al controllo, lo vive con ansia e disagio. Tra l’altro, spesso tende a non condividere con gli altri questo stress. La salute maschile sembra ancora essere un tabù, quindi dietro la pigrizia, l’imbarazzo o il pudore degli uomini c’è probabilmente un problema culturale».

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