Grosseto, il gatto Mao è scomparso: «Rapito da chi non accetta che sia un animale libero»
Mobilitazione per ritrovarlo: potrebbe anche essere stato vittima di bulli o essere intrappolato da qualche parte
GROSSETO. Solo pochi giorni fa la sua consacrazione: un ritratto tutto per lui, con tanto di chiavi della città nella zampa, realizzato dall’artista Nora Camarri su una serranda del centro storico, quel pezzo di città di cui lui è l’adorato padrone incontrastato. E un lungo articolo sul Tirreno, che raccontava come questo micio di tutti e di nessuno fosse diventato un’icona pop.
Da qualche giorno, però, è sparito. Scomparso. Forse addirittura rapito da chi non accetta che un gatto sia, per sua natura, un animale libero.
Avvistato mercoledì
Il gatto Mao, il micione di piazza della Palma, il gatto randagio ma di casa nei negozi e nelle case di mezzo centro storico, non dà più sue notizie da mercoledì mattina, quando una residente, del gruppo di persone che da anni si prendono cura di lui, lo ha incrociato portando a spasso i cani. La sera prima lo aveva visto un’altra sua “mamma”, Luisa Mascelloni, volontaria della Misericordia. Mao aveva pigramente passato il pomeriggio nella sede dell’associazione, in piazza della Palma, e alle 20, a fine turno, i volontari lo avevano fatto uscire, come al solito. «Siamo molto preoccupati – dice Luisa – perché non era mai successo di non vederlo in giro per così tanti giorni. Già ad agosto è sparita nel nulla la Pepina, o “Pepa”, una gattina anche lei di casa in centro. Questi gatti fanno parte della nostra quotidianità e vivono in libertà in centro, ma con tante persone che li accudiscono».
Le ipotesi sulla scomparsa di Mao sono tre.
Finito in cantina?
La prima ipotesi è che Mao sia rimasto rinchiuso in qualche scantinato dove potrebbe essersi riparato dalla pioggia dei giorni scorsi. Il gatto potrebbe essere entrato da qualche pertugio e potrebbe non riuscire a uscirne.
Per questo chiunque abbia un fondo in centro è invitato ad andare a controllare.
Vittima dei vandali
La seconda ipotesi è che a Mao sia successo qualcosa di brutto per mano dei ragazzini che, soprattutto nelle sere del fine settimana, spadroneggiano in centro, ubriachi e violenti, schiamazzano, devastano quel che trovano, si prendono a botte senza alcun freno e controllo. In questi periodi sparano anche petardi, temutissimi dagli animali.
Mao, del resto, già in passato si era imbattuto in certi imbecilli: nel luglio 2020 dei ragazzini gli versarono addosso dell’alcol e minacciarono di dargli fuoco. Mao si rifugiò sotto una macchina e solo l’intervento di Monica Staderini del ristorante pizzeria L’Archetto, un’altra “mamma” di Mao, evitò il peggio.
«Purtroppo – dice Luisa Mascelloni – qui il fine settimana i controlli non esistono. Hanno anche spaccato le statuine del presepe (vedi articolo in alto) e non mi sorprenderebbe che se la fossero presa con Mao».
Rapito?
C’è però anche una terza ipotesi, non meno violenta a vederla da dietro i baffoni di un gatto abituato alla libertà.
«C’è purtroppo un animalismo “talebano” che, non appena vede un gatto randagio in giro, lo cattura, lo mette al gattile o lo vuole dare a qualche famiglia, pensando di fare il suo bene. Ma non è così», tuona Marlena Giacolini, presidente dell’Enpa.
«Ci sono gatti da salotto, abituati così sin da piccoli – dice – e ci sono gatti liberi. Un cane in giro da solo non ci può stare, perché è pericoloso per se stesso e per gli altri. Ma un gatto sì, ci può stare. Ci deve stare, se lo vuole. La legge, infatti, non vieta che i gatti stiano in giro da soli, ma li considera alla stregua degli uccelli, perché dal punto di vista etologico sono animali liberi. Perciò prendere Mao e rinchiuderlo in una casa è una forma di violenza odiosa».
Giacolini addirittura si spinge a ipotizzare che, chi lo ha preso, non abbia del tutto agito a fin di bene. Pensa, insomma, che ci sia un piano dietro al “rapimento” di Mao, orchestrato da sostenitori della teoria “gatto solo in salotto” per dare «una lezione – dice Giacolini – a chi invece rispetta lo spirito di libertà di questi animali».
Questa terza ipotesi è tutta da verificare ma, ad ogni modo, sia Giacolini che Mascelloni invitano gli eventuali responsabili della sparizione di Mao a riportarlo subito in piazza della Palma, la sua casa. «Sarebbe come mettere in gabbia un leone», dice Mascelloni.
Manifesti per trovarlo
Ieri la famiglia collettiva di Mao in centro storico, fatta da commercianti, ristoratori e residenti, ha realizzato e affisso ai negozi alcuni manifesti con la foto di Mao e l’appello a tutti quanti ad aiutare a ritrovarlo. Mao è microchippato; se ne occupò un’altra “mamma”, Alessia, e anche questo è un ulteriore segno di quanto non sia affatto un gatto abbandonato, ma amorevolmente accudito.
Se qualcuno lo vede, per favore avverta Paola al 393 8401041 o Luisa al 333 9339201.
© RIPRODUZIONE RISERVATA