Come firmare per il Referendum sull’Eutanasia legale in Italia
Fino al 30 settembre 2021 sarà possibile firmare in favore del referendum per l'eutanasia legale in Italia. Ecco come sono raccolte le firme
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Per il referendum in favore dell’eutanasia legale in Italia serviranno 500mila firme entro il 30 settembre prossimo. La battaglia dell’Associazione Luca Coscioni, partita il 17 giugno scorso, ha già trovato diversi sostenitori di lusso, come Fedez e Maurizio Costanzo. A seguito dei Referendum days del 9, 10, 11 e 12 luglio, contrassegnati da banchetti in tutta Italia, in molti si sono chiesti se ci sono altre modalità per firmare.
Cosa bisogna fare per firmare il Referendum sull’Eutanasia legale in Italia
Per aderire alla campagna dell’Associazione Luca Coscioni ci sono 3 soluzioni:
- Sottoscrivere i moduli presenti sui tavoli degli attivisti in giro per l’Italia: non è necessario firmare nel proprio Comune o nella propria Regione di residenza;
- Firmare presso gli studi legali aderenti l’iniziativa (qui la lista dei legali aderenti e dei banchetti presenti nelle piazze italiane);
- A partire da metà luglio, andare negli uffici anagrafici nel proprio Comune di residenza: in alcuni casi riceveranno solo su appuntamento.
Possono partecipare all’iniziativa solo i maggiorenni, i quali dovranno presentare un documento d’identità in corso di validità accompagnato da fototessera.
È possibile firmare il referendum sull’eutanasia online?
Martedì 20 luglio 2021, alle 01:30, alle Commissioni Affari costituzionali e Ambiente, è passato un emendamento a prima firma Riccardo Magi al Dl Semplificazioni (art. 38 bis) che da agosto consentirà di firmare i referendum con firma elettronica qualificata.
Al momento però non c’è ancora un sito apposito. In un comunicato stampa giunto in redazione, l’associazione Coscioni spiega che sarà lanciato un sistema “che autorizzato dal governo costerà (almeno) 1 euro a firma”.
Referendum eutanasia legale: qual è la situazione in Italia?
Nel Bel Paese l’eutanasia non è regolamentata. Al momento la legge italiana permette l’accesso a diverse soluzioni che non devono indurre la morte del paziente. Abbiamo:
- la terapia del dolore, che consiste nella somministrazione di farmaci analgesici per alleviare il dolore del paziente. Non procurano la morte;
- la difesa della libertà di cura e terapia: in base agli articoli 13 e 32 della Costituzione Italiana, nessuna persona può costretta a un trattamento sanitario;
- il rifiuto dell’accanimento terapeutico: il medico può interrompere o rifiutare trattamenti gravosi per il malato;
- la dichiarazione anticipata del trattamento (DAT), noto anche come testamento biologico;
- la sedazione palliativa e continua: addormenta i pazienti per aiutarli a non soffrire, non provocandone la morte;
- la cessazione delle cure dopo diagnosi di morte, soprattutto in caso di morte cerebrale.
Quali sono le conseguenze penali dell’eutanasia?
Sebbene l’eutanasia in Italia non sia legiferata per l’uso, esistono delle norme penali che entrano in gioco nel momento in cui si ritiene venga applicata. In base alle forme esistenti, la normativa italiana prevede che:
- l’eutanasia attiva sia assimilabile all’omicidio volontario. Tuttavia, se si dimostra il consenso del malato (eutanasia attiva volontaria), si parla di omicidio del consenziente;
- l’eutanasia passiva possa essere intesa come reato di omicidio volontario, anche se è piuttosto difficoltoso attribuire la colpa del fatto;
- il suicidio assistito sia equiparato all’istigazione o all’aiuto al suicidio, sebbene nel 2017 il Tribunale di Milano ha deliberato che non si può ostacolare la volontà di un malato di recarsi all’estero per farne richiesta.
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