Parla Fabio Capello: «De Paul è da top club e quanto mi piace Gotti»
Il grande mister di Pieris, ora opinionista a Sky, promuove l’Udinese: «Personalità, classe, dinamismo: Pozzo chiede 40 milioni per Rodrigo? Giusto»
UDINE. Da Stryger-Larsen, quello che ha turbato suo malgrado i sonni dei tifosi dell’Udinese dopo la notte di San Siro, a De Chirico, che il grande mister di Pieris, ora apprezzato opinionista tv per Sky, paragona a un altro grande dello sport del Friuli Venezia Giulia.
Fabio Capello dipinge calcio, spiega il calcio e dà l’idea di essere sempre più avanti, anche a 74 anni e proprio quando, da manager rampante per la Fininvest dopo una grande carriera da centrocampista con 4 scudetti vinti tra Juve e Milan e la mitica zampata di Wembley con la Nazionale nel 1973, iniziò dal Milan una straordinaria carriera in panchina condita con i titoli con rossoneri, Roma e Real Madrid (sette in totale), la Champions con lo sgambetto a Cruijff nel 1994, le panchine di Inghilterra e Russia fino all’ultima esperienza in Cina alla corte di Suning.
Capello, in Friuli hanno dormito male mercoledì sera, senza quel fallo di mano di Stryger-Larsen a tempo già scaduto la loro Udinese avrebbe vinto a San Siro. Cosa avrebbe detto lei se fosse stato in panchina al posto di Gotti?
«Beh, una cosa è certa. Da allenatore mi sarei arrabbiato più per il fallo da rigore di Manolas del Napoli all’ultimo secondo della partita contro il Sassuolo. Quello è davvero un fallo incomprensibile, l’intervento di mano del difensore dell’Udinese ci sta. Ripeto: un conto è prenderla con la mano in area, che fa male ma può capitare per la tensione, la stanchezza, una leggera spinta subita, un conto è farsi dribblare in area in quel modo».
Mani a parte l’Udinese di Gotti convince. Che giudizio dà sull’allenatore?
«Molto positivo. Gotti mi piace innanzi tutto come persona, per come interpreta il suo lavoro e come si pone con l’ambiente. Gliel’ho anche detto quando ho parlato con lui dopo una partita: ha fatto bene a scegliere di intraprendere la strada di capo allenatore, per prima cosa dà tranquillità e serenità alla squadra e lo si vede in campo».
Domenica sera al Club di Caressa a Sky ha detto che l’Inter ha già in tasca lo scudetto e che Barella è già uno dei tre centrocampisti più forti d’Europa. E De Paul?
«Partiamo da Barella: è fortissimo. Ha velocità, qualità, velocità di pensiero, vede il gioco e quando passa la palla lo fa nella giusta maniera con pericolosità. Un giocatore va valutato per le scelte che fa con la palla ma anche senza palla, per il suo dinamismo: Barella è tutto questo. Su De Paul, invece, da tempo mi sto chiedendo una cosa».
Dica.
«Come mai, e lo dico con grande rispetto per l’Udinese, gioca ancora a Udine? L’argentino potrebbe giocare in tutte le più forti squadre d’Europa, in tutti i top-club. De Paul ha qualità, dinamismo, forza».
Lei è stato un grande centrocampista, dove lo vedrebbe meglio in mezzo al campo?
«Ovunque».
A chi lo consiglierebbe? Magari alla Juve?
«Non consiglio giocatori a nessuno, faccio l’opinionista tv e dico che De Paul è pronto da tempo per un grande club».
Insomma, vale i 40 milioni che i Pozzo chiedono?
«Altroché se li vale».
Dopo il primo lockdown l’argentino è cresciuto a vista d’occhio. Può essere anche l’effetto degli stadi vuoti?
«È vero, i giocatori senza personalità possono trarre giovamento dall’assenza del pubblico, ma non mi sembra proprio il caso di De Paul che è forte di suo».
Ibrahimovic a Sanremo l’ha visto? Se fosse capitato a lei un giocatore “prestato” a Sanremo?
«L’ho visto e apprezzato, grande personalità e umanità: esattamente come in campo. E poi c’erano degli impegni presi prima della firma del contratto col Milan ».
Lei l’ha allenato più di 15 anni fa, come mai domina ancora?
«Dice bene domina. Ibra a 39 anni decide ancora le partite. Lui e Lukau fisicamente dominano le partite in Italia, colpa anche dei difensori non all’altezza».
Eccoci al tasto dolente. Lei commenta la Champions per Sky: c’è così tanta differenza tra Italia ed Europa?
«Guardate la palla, all’estero quando se la passano saltella, va via velocissima. Giocano a due tocchi, i giocatori dribblano, creano superiorità numerica».
Perdoni, sta descrivendo l’Atalanta.
«Certo. La squadra di Gasperini è l’unica davvero con mentalità europea qui da noi: ha intensità da vendere e quell’idea di giocare a mille anche sul 2-0, di non fermarsi mai».
Insomma, potrà giocarsela col Real sul campo neutro di Valdebebas?
«Sì, anche se Casemiro all’andata è stato graziato, un bel favore per il Real perché è un giocatore determinante per Zidane».
Capello, non si fa che parlare della nuova moda di far partire l’azione da dietro, dal portiere che gioca con i piedi. Lei cosa ne pensa?
«Semplicemente lo si deve fare quando si può e non lo si può fare quando non si può, perché, per prima cosa, non tutti hanno un portiere abile con i piedi. Ricordate: abbiamo copiato Guardiola che era avanti tre anni rispetto a noi. E magari poi c’erano allenatori che si vantavano di avere il 60 per centro di possesso palla e non facevano nemmeno un tiro in porta»
La Nazionale con i talenti di Barella, Donnarumma, Spinazzola, Verratti, Florenzi all’Europeo può giocarsela?
«Abbiamo tanta qualità a centrocampo e Mancini potrà fare un bel lavoro».
Capello, Rocco, Zoff, Reja, Delneri: fino a qualche anno fa gli allenatori del Friuli Venezia Giulia erano un must, ora manca il ricambio generazionale. Come mai? Forse perché ci sono meno giocatori friulani?
«Questione di cicli. Si ricorda la “cantera” del Barcellona? Tutti la esaltavano eppure il Barça non tira fuori un giocatore della “cantera” da dieci anni. Il grande Milan di Sacchi e poi il mio è nato con la difesa cresciuta nel settore giovanile, ora dalle giovanili c’è solo Calabria. Girerà la ruota e torneranno gli allenatori friulani».
Non posso non chiederle una chicca su un settebello d’oro di suoi corregionali».
Da chi partiamo?
Zoff.
«Un grande amico».
Bearzot.
«Un grande personaggio, non solo del calcio».
Il cittì dell’Albania Reja. Gli dà qualche consiglio visto che le Nazionali le ha allenate prima lei?
«Non ha bisogno di consigli. Edy è un fratello, dai tempi della Spal».
Delneri?
«È quello che abita più vicino a casa mia, è l’ultimo di noi che ha allenato in Serie A».
Ariedo Braida?
«Amante dell’arte e dei giocatori. Un intenditore di calcio»
Bruno Pizzul? Le ha fatto anche da spalla per le telecronache della Nazionale .
«Bruno ha una competenza assoluta. Avendo giocato a calcio capiva tutto, furono dei momenti bellissimi».
Nereo Rocco? Lei che è un grande appassionato lo paragoni a un artista.
«De Chirico. Rocco aveva lo spirito di inventare le battute. Era un classico con le piazze d’Italia di De Chirico e la fantasia della battuta. Proprio come De Chirico ha fatto arricchendo i suoi quadri essenziali».