Annegata a 8 anni, la piscina era piena di acqua piovana: la corsa e il dolore impossibile della mamma - video
La dinamica della caduta in bici. La madre ha visto il corpo galleggiare e ha chiesto aiuto al bar accanto alla casa dove abita la famiglia
CAPALBIO. «È nell’acqua, è nell’acqua». Tincuta correva e gridava, coprendo più con la voce disperata che con i suoi passi svelti le poche decine di metri che separano la sua casa dal bar trattoria che si trova proprio dall’altra parte della strada. Gridava disperata perché aveva appena visto il corpo della sua piccina galleggiare nella piscina della grande casa dove erano arrivate da due settimane poco più.
Denisa, otto anni, era scivolata nell’acqua piovana che aveva riempito la piccola vasca che si trova dietro alla strada di Vallerana, un bar trattoria e quelle due case, una accanto all’altra, con lo stesso giardino. Era in bicicletta, quando si è trovata a ridosso della piscina ed è finita giù: la bambina non sapeva nuotare e ha cominciato a bere l’acqua piovana che aveva riempito la vasca profonda poco più di un metro e mezzo. Anche Tincuta non sapeva nuotare e quando ha visto la figlia nella piscina ha cominciato a gridare e a chiedere aiuto. Un ragazzo che era al bar è andato di corsa nel giardino della grande casa, mentre un volontario della protezione civile che si era fermato alla trattoria per comprare le cartine per le sigarette, è schizzato su con la sua auto. Entrambi speravano di vedere un sorriso fiorire sulle labbra della bambina e di poter raccontare la sera, a casa, del grande spavento che Denisa aveva fatto prendere loro.
Hanno fatto tutto quello che era possibile fare, mentre la mamma della piccola continuava a urlare. «È viva, è viva», diceva, con la speranza che ogni genitore deve concedersi per forza, fino all’ultimo secondo, fino a quando, con gli occhi bagnati dal pianto, dopo decine di minuti di massaggio cardiaco, di respirazione bocca a bocca, di sirene di ambulanza, di pale e vento dell’elisoccorso, di medici, infermieri e volontari stretti nelle loro tute colorate, tutta quella concitazione si è bloccata all’improvviso. Denisa è morta, nel giardino della casa dove giocava in sella alla sua bici, in questi giorni di vacanza prolungati, dopo essere arrivata da poco più di due settimane a Vallerana, borgo del comune di Capalbio.
La bambina era venuta a Capalbio all’inizio di gennaio insieme con la mamma e al babbo, Viorel Halip, che da qualche anno abita nella frazione dove lavora come operaio in un’azienda agricola. Poco più che trentenne, Viorel aveva lasciato la Romania qualche tempo fa e ora che finalmente aveva trovato un appartamento dove anche Tincuta e Denisa potevano vivere, aveva deciso di portarle con sé, di ritorno dalle vacanze di Natale che aveva passato in Romania. Ieri poco dopo le 12, il loro mondo è finito nello specchio d’acqua piovana che si era raccolto in quella piccola piscina alle spalle della grande casa dove la famiglia aveva preso in affitto un appartamento.
È un microcosmo quello di Vallerana, dove, all’ingresso della trattoria che prende il nome della frazione, si leggono le parole di “O mite terra”, il canto dedicato alla Maremma. Tutto, qui, profuma di quella terra che aveva conquistato Viorel che da anni lavora per un’azienda della zona, tanto che il suo nome era ormai diventato Fiorello. Alcune donne del borgo, che avevano saputo che Tincuta e Denisa erano appena arrivate in Italia e che probabilmente non se ne sarebbero più andare, avevano pensato di raccogliere i vestitini smessi delle loro figlie per portarli alla bambina. Vestitini che la piccola avrebbe indossato per andare a scuola, una volta presa la decisione di restare in Italia e una volta scelto dove iscriversi.
Invece, ieri, dopo il sopralluogo dei carabinieri della compagnia di Orbetello e degli uomini del nucleo investigativo di Grosseto, il corpicino della bambina è stato sistemato nel feretro e portato all’obitorio dell’ospedale di Grosseto con il furgone dell’agenzia funebre di Borgo Carige dove probabilmente si svolgerà, nei prossimi giorni, l’autopsia. La piccola è morta annegata: il sostituto procuratore Giovanni De Marco ha disposto il sequestro della piscina.
Davanti alla trattoria, la zia della piccola Denisa continuava a camminare avanti e indietro, con la mascherina tirata su e gli occhi pieni di lacrime e disperazione. Non è riuscita a dire nemmeno una parola. Dalla strada si sentivano soltanto le urla disperate di Tincuta. Gridava in romeno, nella sua lingua, ma anche senza capire il significato di quelle parole si sentiva il dolore di una mamma costretta a sopravvivere alla sua bambina. Un dolore innaturale, così forte, così tremendo, da non avere nemmeno una parola, nella lingua italiana, che lo possa esprimere.—
© RIPRODUZIONE RISERVATA