Fatture false, mezzo secolo di condanne. Il giudice sequestra beni per vari milioni
Reggio Emilia, a Salvatore Innocenti la pena più pesante: 6 anni di carcere. Giudicati in 29 fra riti abbreviati e patteggiamenti. Due assolti
REGGIO EMILIA. Per i 49 alla sbarra della prima tranche processuale riguardante l’operazione Billions – dove per l’accusa primeggiano l’associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, oltre ad altri reati fiscali– si è arrivati ieri, intorno a mezzogiorno, alla prima vera sterzata.
Un’udienza preliminare senza imputati, in cui non sono arrivate repliche dagli addetti ai lavori (il pm Giacomo Forte e il nutrito battaglione di difensori) e sulle prime pene emesse – fra riti abbreviati e patteggiamenti – il commento in uscita dall’aula è complessivamente di «sentenza severa».
Dopo circa due ore di camera di consiglio il gup Dario De Luca è uscito, nell’insieme, con oltre mezzo secolo di condanne che riguardano i 17 che hanno puntato sul rito abbreviato (di cui due, però, assolti e ci riferiamo al senegalese Talla Ndiaye e al cutrese Giuseppe Lorenzano), ma anche i 12 che hanno optato per il patteggiamento (quanto “concordato” dai legali con il pm Forte è stato avallato dal giudice). Invece in 20 dovranno affrontare, da aprile, il processo davanti al giudice Chiara Alberti. Hanno puntato sul rito ordinario e sono stati tutti rinviati a giudizio. In quest’ambito il crotonese 41enne Giuseppe Cavallo è stato però ritenuto estraneo in due imputazioni su tre, come specifica il suo difensore, cioè l’avvocato Alessandro Carrara: «Il mio assistito fa il muratore, con le due società legate a false fatturazioni è stato ritenuto estraneo: in una (la Levante) era stato nominato liquidatore quando era già una scatola vuota, nell’altra abbiamo dimostrato che non era amministratore. Resta l’accusa di distruzione di scritture contabili, contro cui replicheremo nel processo». La condanna più pesante – 6 anni di reclusione (nonostante lo sconto di pena di un terzo legato al rito abbreviato) – è stata emessa nei confronti del 43enne Salvatore Innocenti che nel settembre 2018 era finito agli arresti domiciliari (con altre quattro persone, cioé Pasquale Mazzei, Salvatore Ruggiero, Giuseppe Aloi e Giuseppe Le Rose) al culmine dell’inchiesta condotta a braccetto da Squadra Mobile e Finanza con il coordinamento del pm Forte. Un’inchiesta che aveva svelato – tre anni fa – quanto pesasse nel Reggiano la “fabbrica delle fatture false”: venne effettuato un maxi sequestro preventivo per equivalente di beni e società riconducibili a non poche persone e pari a dieci milioni di euro, per un giro di fatturazioni fasulle quantificato in oltre 80 milioni di euro ( di cui la Procura ne addebita alla famiglia Innocenti per ben 22 milioni di euro).
E relativamente a questa sorta di “specializzazione” nelle false fatturazioni, tornano alla mente le parole del pm Marco Mescolini durante il primo grado di Aemilia, quando l’allora magistrato antimafia (ora procuratore a Reggio Emilia) rimarcò come il clan ’ndranghetista in Emilia dava risposta alle richieste di soluzioni illecite che arrivavano dal territorio. Un modo di agire illegale che, a quanto pare, ha fatto “scuola”, visto il numero di inchieste scattate in questi ultimi anni sulle cosiddette società cartiere (nel secondo filone di Billions vi sono addirittura 201 indagati). Tornando all’udienza preliminare, va detto che alcuni di questi imputati condannati hanno già affrontato altri procedimenti, proprio come Salvatore Innocenti che nel processo veneto di ’ndrangheta battezzato Camaleonte si è visto applicare in primo grado una pena di 3 anni di carcere (sempre con rito abbreviato). Altra figura è il reggiano 37enne Antonio Mazzei che nel primo grado di Camaleonte gli sono stati comminati 2 anni e 6 mesi di carcere. Mentre al 42enne Giuseppe Aloi è stata “limata” di recente la pena a 5 anni e 6 mesi di reclusione nell’appello di Aemilia. Invece il correggese 37enne Marco Carretti è entrato in due procedimenti: ha patteggiato 1 anno e 11 mesi con pena sospesa (in House of cards) e 2 anni e 6 mesi in Camaleonte.
Nella sentenza relativa ai riti abbreviati viene anche disposta una confisca milionaria di beni mobili e immobili, somme di denaro, titoli azionari, obbligazioni, quote, crediti o diverse attività finanziarie. Il tutto nella disponibilità di diversi imputati e con riferimento ad una lunga serie serie di società: Vela Trade, Granada, Crea, Mondo Trade, King, Pegaso, Pigi, Virman, Biohaus Servizi Virman, Emmepi, Max Service, Sama Service, Cometa, Levante, Varna, Gasp, Arte Edilizia, Magef, Alicante, Ngs Edilizia, Crie, Palmiere. —
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