Film romantici da vedere e rivedere su Netflix

Prima di suggellare con un bacio, il famoso apostrofo rosa tra le parole ti amo, una storia d’amore di solito i due protagonisti devono superare ostacoli all’apparenza insormontabili. A volte si tratta di coppie improbabili – alla Pretty Woman, per capirci – altre invece di scenari epici in momenti storici delicati – come insegna Via col vento – ma spesso sono coinvolte persone comuni, con problemi quotidiani piuttosto prosaici che si scontrano con destini ineluttabili. A prescindere dalle premesse, la library di film romantici su Netflix è in grado di soddisfare ogni gradazione di romanticismo, fornendo persino qualche cinica (ma solo all’apparenza) alternativa, tipica di Mel Gibson in What Women Want o di Sandra Bullock in Miss Detective. Non ci sono reali o nobili nei cinque titoli proposti, ma non per questo i sentimenti si rivelano meno raffinati o meritevoli di stima. Nessuno dei gentiluomini in questione si presenta in armatura scintillante o su un destriero candido, ma i loro gesti si dimostrano altrettanto eroici o puri. Lasciando il pubblico a sospirare, singhiozzare e sognare ad occhi aperti dopo il classico “happy ending”.

Scrivimi una canzone
Scrivimi una canzone

1. Scrivimi una canzone

Imbranato in Notting Hill, timido in Ragione e sentimento, scandaloso ne Il diario di Bridget Jones, scalmanato in Love Actually e goffo in Quattro matrimoni e un funerale: le declinazioni romantiche di Hugh Grant su grande schermo hanno varianti di ogni genere e tutte a proprio modo irresistibili. Eppure è in Scrivimi una canzone che l’icona britannica per eccellenza delle lovestory in sala mostra la propria vulnerabilità. Il suo alter ego stavolta è Alex, un ex musicista di una boy band Anni Ottanta che oggi vivacchia tra fiere di quartiere e parchi divertimento, riproponendo brani cult dell’epoca con il famoso ancheggiamento al seguito. Non ha alcuna velleità, umana o professionale, perché sa che il meglio è passato. O almeno ci crede prima d’incontrare Sophie (Drew Barrymore), una ragazza piuttosto ipocondriaca e quasi ossessiva, con un talento innato per la scrittura. Fa irruzione nel suo appartamento per annaffiare le piante, ma non ha idea di come si faccia visto che tende a inondare d’acqua quelle finte, ma in quel momento succede qualcosa d’inatteso. Lui ha bisogno di un paroliere e lei, anche se non lo sa, di una seconda occasione, dopo essere stata usata e gettata via dal mentore universitario che poi ha tramutato la sua storia in un bestseller. Semmai ci fosse bisogno di un ulteriore motivo per riguardarlo, basta ascoltarne la colonna sonora per ritrovare il buonumore all’istante.
Gioioso, spensierato e nostalgico, mix perfetto per chi crede che l’amore non abbia data di scadenza.

I passi dell'amore
I passi dell'amore

2. I passi dell’amore

Onore al merito per Nicholas Sparks, che con i suoi romanzi riesce sempre a far versare un fiume di lacrime. Quest’adattamento non fa eccezione e resta uno dei capisaldi della sick lit, quel genere di storie strappacuore che dalla libreria al cinema intrecciano lovestory e malattie di varia natura. In questo caso è lei, Jamie (Mandy Moore), a soffrire di un male incurabile ma senza farlo notare: allegra, generosa e dolcissima, non fa parte del cerchio dei ragazzi popolari del suo liceo, di cui invece Landon (Shane West) sembra il presidente. Dopo la diffidenza iniziale lui se ne innamora e non lascia che nulla si frapponga tra loro. Redenzione, speranza, innocenza: in uno scenario bucolico della provincia americana l’adolescenza acquista le sfumature più vere perché priva di quella retorica che spesso abbraccia i teen drama. Ed eccoli lì, bellissimi e innamorati, a combattere contro il tempo che scorre inesorabile.
Delicato, profondo e travolgente: questo film è come il primo amore ed è consigliato a chi sa attingere a quella freschezza per non affogare nel cinismo.

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3. La dura verità

Più che una commedia, sembra uno strampalato manuale maschilista per donne disinibite. O almeno così la pensa Mike (Gerard Butler), un conduttore TV cinico e sboccato che ottiene il successo proprio dispensando consigli pratici per infilarsi sotto la gonna delle signore. Non crede nell’amore e non ha alcuna intenzione d’inseguirlo, ecco perché quando deve lavorare per la produttrice Abby (Katherine Heigl) sembra un segno dell’Apocalisse. Questa biondina, infatti, è rigida e pragmatica, una di quelle che stalkera online un uomo prima di un appuntamento e prepara una lista di argomenti di conversazione quando finalmente riesce ad uscirci a cena. Il nuovo collega le insegna i trucchetti più utili per tenersi stretto un partner, dalle extension ai wonder bra, dai jeans bottom up ai sex toys. Tra una ripetizione e l’altra, però, la tensione sessuale tra i due arriva alle stelle…
Divertente, disinibito e creativo: ideale per chi ha le idee poco chiare sull’arte del rimorchio, ma sa accettare un paio di consigli…

La dura verità
La dura verità

4. Vi presento Joe Black

Brad Pitt in stato di grazia è la bellezza personificata della Morte, uno sconosciuto elegante e di poche parole che ti bussa alla porta per portarti via con sé. Il film, tratto dall’omonima commedia di Alberto Casella, è un tripudio di opulenza e fascino decadente. Il contesto sembra decisamente il meno indicato per una storia d’amore perché Joe Black – così lo presenta Bill (Anthony Hopkins) alla famiglia – si lascia incantare dalla figlia dell’uomo, Susan (Claire Forlani), al punto da volerla portare con sé nell’oltretomba. Straziante ritratto di amore, egoismo, rinuncia e rinascita attraverso cui tutti i protagonisti si guardano dentro, si pongono domande, si avvicinano o si allontano, ma in questo viaggio capiscono meglio se stessi e il proprio cuore. I silenzi, i dialoghi, le atmosfere: tutto di questa pellicola parla di passione, di dinamiche familiari e di ostacoli sentimentali in un inno alla vita da non dimenticare.
Struggente, poetico e misterioso: consigliato a chi vive i sentimenti con luci e ombre e non ha paura di guardarli in faccia.

Vi presento Joe Black
Vi presento Joe Black

5. Due settimane per innamorarsi

Due su cinque titoli hanno come protagonista Hugh Grant: è troppo? Forse, ma al suo sguardo british da gentiluomo irriverente non si può proprio resistere. La “vittima” di turno del suo fascino è Sandra Bullock, nel rigoroso tailleur di Lucy, un’avvocatessa per i diritti umani a dir poco integerrima, che si trova a lavorare per lui, George Wade, milionario superficiale e capriccioso, pur di salvare un community center di Coney Island impedendogli di trasformarlo in appartamenti di lusso. Questo Peter Pan immaturo e viziato la chiama per ogni minima necessità, dal colore della cravatta alla scelta del materasso, portandola allo sfinimento. Da un lato lei sente di compromettere la propria integrità, dall’altro si sforza di sopportarlo con la pazienza di una santa per raggiungere un nobile obiettivo. Nel frattempo i battibecchi tra i due sfociano in qualcos’altro, mentre lei si licenzia dandogli le proverbiali due settimane di preavviso a cui fa riferimento il titolo.
Rocambolesco, esilarante, ottimista: il film è consigliato a chi sa smussare i propri angoli per accogliere le imperfezioni altrui.

Due settimane per innamorarsi
Due settimane per innamorarsi