«Grey’s Anatomy» avrà un’altra stagione (dopo, però, basta)
Non ci sono più i paparazzi di una volta. Se fosse così, qualcuno si sarebbe appostato fuori dall’ingresso degli ABC Studios e avrebbe immortalato la faccia di Ellen Pompeo dopo aver rinnovato un altro contratto milionario per comparire in una nuova stagione di Grey’s Anatomy, prevista tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Se seguite le cronache mondane e avete bene a mente lo scatto rubato di Nicole Kidman dopo aver divorziato da Tom Cruise – una specie di urlo liberatorio che finì sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo lasciandoci intuire che avere al fianco Cruise fosse più o meno come costruirsi una famiglia con il Grinch – allora potete ben immaginare che vedere la faccia di Pompeo, una delle attrici più pagate della televisione, dopo aver accettato di ricomparire in una serie che molti considerano morta e sepolta da almeno cinque anni sarebbe potuto essere indicativo dello stato d’animo dell’unica a guadagnarci davvero dal carrozzone Grey’s Anatomy, che già quest’anno rischiava di essere spacciato.
In più di un’occasione la showrunner Krista Verfoff aveva spiegato, infatti, il terrore di dover chiudere la serie in fretta e furia perché c’era il rischio che l’ABC non ordinasse una nuova stagione, costringendola a trovare tutte le scappatoie possibili per farsi bastare le puntate che aveva e lasciare agli spettatori una sensazione positiva e risolutrice. Le sue preghiere sono state esaudite, ma la riserva è chiara: Ellen Pompeo ha firmato con il network solo per un altro anno, lasciando intendere che a questo giro non c’è davvero più scampo. Dopo questa diciottesima stagione, che rafforza il primato di Grey’s Anatomy come il medical-drama più lungo della storia della televisione, la serie potrebbe (davvero) fare i bagagli e congedarsi dal pubblico con onore, come Shonda Rhimes avrebbe voluto. C’è da dire che, nonostante i numeri siano ben lontani da quelli di dieci anni fa, lo Sloan «tiene botta»: con una media di 8.300.000 spettatori, continua a essere il programma più visto della ABC nella fascia pregiata dei 18-49 anni, e il suo spin-off Station 19 dimostra che lo stato di salute del franchise non è così malandato come ci si aspetterebbe.
Al di là di tutto, però, una cosa è evidente a tutti: Grey’s Anatomy è stanco, ha finito le cartucce e questa diciassettesima stagione, che finirà negli Stati Uniti il 3 giugno e che è andata avanti tra ritardi, sospensioni e rallentamenti dettati dall’epidemia, lo ha dimostrato. Dopotutto, si sa che quando inizi a richiamare i morti e le guest-star significa che stai raschiando il fondo del barile: in questi ultimi mesi abbiamo visto il ritorno di vecchie glorie come Derek (Patrick Dempsey), O’Malley (T.R. Knight), Lexie (Chyler Leig) e Mark Sloan (Eric Dane), ma abbiamo anche assistito a diversi addii eccellenti come quello di Andrew DeLuca (Giacomo Gianniotti) e di Jackson Avery (Jesse Williams), che già di per sé potrebbero essere un motivo valido per non guardare più la serie. A resistere sono ormai solo Chandra Wilson (Miranda Bailey) e James Pickens Jr. (Richard Webber), gli unici a essere presenti fin dalla prima puntata insieme alla Pompeo, ma sembra questione di tempo prima che i giochi finiscano anche per loro, della serie «ne rimarrà solo una», ossia Meredith. Quindi: benissimo la diciottesima stagione di Grey’ Anatomy, benissimo l’intenzione di chiudere in maniere decorosa tutte le linee narrative rimaste in sospeso (la serie, dopotutto, lo merita), ma, davvero, dopo di questa fermatevi. Avere il coraggio di dire basta può essere difficile, ma il rischio che un bel ricordo possa trasformarsi in un incubo è davvero dietro l’angolo, e forse non vale la pena correrlo.