Coinquilini: 6 tipologie comuni e la guida pratica alla sopravvivenza
Se è vero che gli amici sono la famiglia che ti scegli, in quale categoria vanno i coinquilini?
Pensandoci bene, i coinquilini non sono altro che perfetti sconosciuti con cui, da un giorno all’altro, ci ritroviamo a condividere un appartamento, con tutte le gioie e i dolori che ne conseguono: si litiga su chi deve buttare la spazzatura, si organizzano cene e feste, si fa la fila per usare il bagno la mattina e ci si mostra senza vergogna nelle peggiori condizioni, con la maschera spalmata in faccia, il turbante in testa e il pigiama di pile infilato nei calzini. Insomma, i coinquilini non sono la nostra famiglia di sangue, ma non fanno neanche parte di quella d’elezione. Non li scegliamo, ma ci capitano per caso. A volte va bene, altre no.
Ho perso il conto dei coinquilini che ho cambiato negli anni dell’università e voglio essere sincera con voi: 10/10 would not recommend. Si dice che quel che non uccide fortifica. Non so se sia vero, ma sicuramente questa esperienza mi ha insegnato molto. Per esempio, mi ha spronato a cercare un appartamento tutto mio non appena ne ho avuto l’occasione, per potermi finalmente godere la sola compagnia delle mie piante e dei miei demoni interiori, che non spiccano per simpatia ma almeno non lasciano i capelli nella doccia.
A forza di cambiare coinquilini, sono anche diventata bravissima nel riconoscerli e catalogarli.
1- Il coinquilino che farebbe inorridire persino i NAS. Il coinquilino che non pulisce è una piaga che si abbatte sulle case degli studenti fuorisede dalla notte dei tempi, e leggenda narra che sia impossibile da debellare. Con questo tipo di coinquilino le ho provate tutte: gliel’ho chiesto gentilmente, gli ho lasciato biglietti minatori attaccati al frigo, ho sfoderato il miglior atteggiamento passivo-aggressivo di cui sono capace, mi sono messa a urlare, l’ho quasi supplicato. Non c’è stato niente da fare. Alla fine i piatti li ho dovuti lavare io. Insomma, se alla lotteria dei coinquilini hai vinto quello che non pulisce, beh… Spero almeno che tu sia fortunato in amore.
2- Il coinquilino che parla al telefono. A tutto volume. Tutto il giorno. C’è altro da aggiungere? Io penso di no. Se ne hai uno, comprati i tappi. E buona fortuna.
3- Il coinquilino che affronta gli esami con serenità. Sì, certo, come no. Per riconoscere questa tipologia di coinquilino devi aspettare l’avvicinarsi della sessione, quando compaiono i primi inconfutabili segni. D’un tratto vieta ogni forma di divertimento in casa e smette di uscire. No, non ce l’ha il tempo per un aperitivo veloce, «non lo vedi che sto studiando?». Di giorno vaga per il corridoio con il libro sottobraccio e il colorito cadaverico, di notte beve un caffè dietro l’altro per rimanere sveglio. La mattina dell’esame lo trovi in cucina a fissare il vuoto con sguardo vacuo, prossimo a vomitarsi addosso per l’ansia. Cerca di non farti risucchiare dal suo vortice di angoscia e disperazione, e sii gentile con lui. Gli passerà. Almeno fino al prossimo appello.
4- Il coinquilino che pensa che la carta igienica si riproduca da sola e che il cibo compaia in frigo per magia. Ovvero il coinquilino che finisce tutte le cose che compri, salvo poi non ricomprarle mai. Persino al Dalai Lama ballerebbe la palpebra in casi come questo.
5- Il coinquilino che non vedi, ma c’è. In ogni casa ce n’è uno, ma nessuno sa descriverlo, per il semplice fatto che non-esce-mai-dalla-sua-camera. Mangia? Fa la pipì? Va a lezione? Non ci è dato saperlo. Praticamente un Pokémon leggendario.
6- Il coinquilino che vuole insegnarti a vivere. Di tutte le sciagure che possono capitarti quando sei uno studente fuorisede, il coinquilino che pensa di farti un favore impartendoti lezioni di vita è probabilmente la peggiore. A tavola ti fa notare che sarebbe meglio mangiare meno pasta e più verdure. Quando la domenica mattina te ne stai sul divano in pieno hangover con l’unico desiderio di morire, ti guarda con espressione di rimprovero e ti dice che dovresti imparare a regolarti con l’alcol. Ti spiega qual è il metodo di studio migliore e addirittura come piegare le lenzuola. E tu, puntualmente, vorresti solo urlargli in faccia: ma chi te l’ha chiesto?
Certo, potresti anche aver fortuna e trovare solo coinquilini simpatici e affabili. Ma ecco un’altra cosa che ho imparato a mie spese: se non hai un coinquilino di merda, il coinquilino di merda sei tu.