Maurizia Triggiani: «Un Natale da Disordinary mom»
«Il Natale “disordinario è un po’ come tutti gli altri giorni: tenere insieme i pezzi tra libri sempre da correggere, bambina sempre malata, lavoro a tutte le ore, un marito che fa pausa lavorando a maglia berretti fucsia e un figlio che salta ovunque ma aiuta tantissimo. Facciamo tanti brutti pacchetti, scartiamo tanti bellissimi regali e siamo felici». Maurizia Triggiani, alias Disordinary Mom nella sua Disordinary Family, composta dal marito Marco e i due figli che su Facebook e Instagram (con quasi 100mila follower) è diventata una grande comunità di racconti quotidiani sulla famiglia, ha scelto di essere felice.
E per riuscirci, senza scendere a compromessi e dimenticando i giudizi altrui, ha cambiato tutto. A partire dal marito e dal lavoro. Lasciando da parte le aspettative degli altri e smettendo di correre per cercare di essere una persona «giusta». «Sono stata una secchiona per vent’anni», ci racconta mentre è sdraiata sul lettino del suo tatuatore di fiducia. «Sono passata dalla taglia 50 alla 40, mi sono laureata alla Bocconi a ventitre anni, avevo un tempo indeterminato e mi ero sposato col fidanzato di sempre, quello di una vita. E con lui ho avuto il primo figlio, Dario, che non avevo ancora trent’anni».
Poi Maurizia ha iniziato a farsi domande sincere, a chiedersi se davvero fosse felice. E la forza di rispondere l’ha trovata quando ha incontrato Marco, il suo attuale compagno e papà della sua seconda figlia, Ottavia. Mentre lavorava come buyer Maurizia ha deciso che quella vita non le piaceva più, ha lasciato il posto fisso e ha aperto insieme a suo marito Marco Discorsi Online, una piattaforma digitale in cui si trovano corsi di vario tipo per vivere bene, dalla guida per risparmiare a quella per sentirsi un buon genitore.
Tutto questo vissuto, Maurizia l’ha trasformato nel suo primo romanzo Io, disordinaria. Storia di una rinascita, fuori dai preconcetti, edito da De Agostini. «La verità è che non esistono alternative alla ricerca della felicità. Nessuno, credo, può davvero pensare Ah, che bello, voglio una vita di merda: vogliamo stare bene, tutti», scrive Maurizia. «E allora continuiamo a marciare, a correre, a rialzarci, a farci aiutare, a trovare trucchi, ad amare e a fare pazzie. Qualsiasi cosa è valida per essere felici. Io ho cambiato tutto quello che potevo cambiare, ho accettato quello che non si poteva cambiare e ho imparato a distinguere una cosa dall’altra».