Quote latte, stop alle cartelle: missione friulana dal ministro
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L’avvocato Tapparo incaricato di studiare un emendamento per sospenderle. Sul fronte penale a breve l’udienza per attentato alla salute pubblica
Le definisce un «flagello». L’ennesima minaccia alla tenuta di un settore, quello agroalimentare e della produzione del latte in particolare, già provato da 25 anni di sistema di contingentamento e dallo scandalo delle quote e del modo in cui furono gestite da Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura. Non è un caso, allora, se è dalle cartelle di pagamento e dalle intimazioni di rientro a cinque giorni riferite a multe ritenute esigibili e, in alcuni casi, risalenti addirittura alla metà degli anni Novanta, che è partito l’incontro che l’avvocato udinese Cesare Tapparo ha avuto giovedì scorso, a Roma, con il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli.
Quasi due ore di confronto, seduti attorno al tavolo insieme ai rappresentanti di aziende di Lombardia, Piemonte, Veneto, Lazio e, ovviamente Friuli Venezia Giulia, concluse con l’impegno di trovare una soluzione alle questioni sul tappeto e con l’incarico assegnato allo stesso legale di lavorare con il capo di gabinetto all’elaborazione di un possibile emendamento o di una norma che, ottenuto il via libera parlamentare e previa cancellazione delle ipoteche e degli atti esecutivi che stanno oberando i produttori, sterilizzi o, quantomeno, sospenda per un anno tutte le cartelle.
«È stato un incontro molto importante e, considerata la strada imboccata, direi anche storico – commenta l’avvocato Tapparo –. Il primo a prendere la parola sono stato io, con una prolusione che non poteva che partire dal flagello delle cartelle e delle intimazioni che hanno gettato nel caos e nella psicosi aziende e produttori in tutta Italia».
Poi, l’esposizione di alcune sentenze pilota, a cominciare da quella con cui il Tar dell’Emilia Romagna, a fine settembre, ha annullato una cartella «per la quale – spiega – avevamo presentato ricorso, richiamandosi all’ordinanza del 2019 del gup di Roma, Paola Di Nicola, e parlando di “cedevolezza del sistema amministrativo e politico messo in atto da Agea” e “delle falsità dei dati produttivi inseriti nelle banche dati nazionali, per quantificare il prelievo esigibile”». Infine, l’approfondimento sul procedimento penale in corso sul sistema delle “quote latte”.
Sullo sfondo, la miriade di aziende «stremate», tra chi non ha neppure più i soldi per i ricorsi, gli allevatori anziani che, in assenza di un ricambio generazionale, hanno issato bandiera bianca e quelli che si sono rassegnati a chiudere dopo la batosta delle cartelle.
«Un quadro cui si aggiunge l’aumento esponenziale dei costi delle materie prime – osserva il legale – che abbassa ulteriormente i già ridotti margini di reddittività».
E che ha quindi convinto il ministro della necessità di introdurre un aumento contingentato di 3 centesimi al litro.
Se si è arrivati a questo punto, secondo l’avvocato che dal suo studio udinese patrocina centinaia di allevatori da un capo all’altro del Paese, la colpa è soprattutto di chi, in passato, non ha esitato a lucrare sul settore. «A breve si aprirà un’altra udienza preliminare, nell’ambito di un’inchiesta che, sulla scorta di una nostra denuncia, ipotizza anche l’attentato alla salute pubblica», ricorda.
«Il sistema marcio delle “quote latte” – afferma Tapparo – è servito sia a coprire i fiumi di contributi che erano e sono sviati dalle tasche dei produttori, attraverso recuperi e compensazioni atecniche delle Pac, alle mani di società di comodo, gestite da parenti di funzionari corrotti di Agea, sia a importare latte dai Balcani sotto forma di latte in polvere, prodotto con metodiche e filiere prive delle dovute tutele igienico-sanitarie».