Il Marassi come un flipper: i numeri di una partita straordinaria che lascia però qualche dubbio sull’Udinese
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Ecco il flipper che l’Udinese ha cercato di mandare in tilt con una partenza arrembante, fatta di conclusioni pericolosissime di Udogie, Beto, Pereyra, davanti al naso del portiere avversario, Audero, che non ha potuto che raccomandarsi alla divina provvidenza, pensando essersela cavata, salvo poi accorgersi che, sulla combinazione in punta di fioretto tra Deulofeu e di nuovo Pereyra l’Udinese era finita in vantaggio.
GENOVA. È stato un flipper il prato di Marassi: 31 tiri complessivi, 6 gol, 3 pali, ma le cifre che scorrono sul totalizzatore non riescono a dirti se il pareggio dell’Udinese è un punto guadagnato o due persi. Come quei diabolici e tecnologici scivoli che inghiottono la pallina a velocità supersonica, sputando suoni da Guerre Stellari nelle sale giochi delle località balneari tra lo stupore di chi guarda, la sfida con la Samp si è trasformata in un pirotecnico ed enigmatico 3-3.
Sì, perché se finalmente l’Udinese riesce a muovere la classifica dopo tre sconfitte di fila, bisogna anche dire che la squadra di Luca Gotti ha evidenziato in alcuni frangenti una superiorità tecnica lampante, tanto che non può essere un caso se le prime due reti doriane, quelle della rimonta e dei momentanei pareggi, sono state praticamente regalate dai bianconeri, vista l’autorete di Stryger Larsen per l’1-1 e il retropassaggio sciagurato da harakiri di Walace che ha lanciato verso l’area Caputo, steso da Silvestri per il rigore del 2-2, realizzato da Quagliarella.
Ecco il flipper che l’Udinese ha cercato di mandare in tilt con una partenza arrembante, fatta di conclusioni pericolosissime di Udogie, Beto, Pereyra, davanti al naso del portiere avversario, Audero, che non ha potuto che raccomandarsi alla divina provvidenza, pensando essersela cavata, salvo poi accorgersi che, sulla combinazione in punta di fioretto tra Deulofeu e di nuovo Pereyra l’Udinese era finita in vantaggio.
Breve flashback: Gotti ha proposto un 3-5-2, lasciando nel cassetto il 4-2-3-1 visto nella ripresa contro la Fiorentina. Ha avuto ragione soltanto in parte, perché non è assolutamente vero che l’Udinese riesca a garantirsi una solidità difensiva con lo schieramento “a 3”, anzi, nel dipanarsi della gara è andata anche sotto nel punteggio con un autentico eurogol di Candreva, un diagonale da 25 metri che si è insaccato nel sette alla destra di Silvestri, proteso in tuffo.
Soltanto in quel momento Gotti ha deciso di abbandonare il modulo salvagente per passare alla difesa “a 4”. Non l’ha fatto prima probabilmente anche per le condizioni non perfette di Nacho Pussetto che ne hanno sconsigliato l’utilizzo anche a gara in corsa, quando ha deciso di inserire, a ripresa appena iniziata il “trottino” Arslan al posto di un Deulofeu che aveva terminato la prima frazione sdraiandosi sul prato per slacciarsi la scarpa destra e toccarsi – visibilmente sofferente – il piede destro, come se fosse rimasto vittima di un pestone. Una mossa inspiegabile per una squadra che era stata riagguantata per la seconda volta ma che restava un pericolo costante per i padroni di casa.
Una mossa che il tecnico di Contarina ha cercato di rendere più commestibile inserendo Molina al posto di Udogie e spostando a sinistra di Larsen, per avere una maggiore spinta sulle fasce, salvo poi accorgersi che l’azzurrino, stremato dalla fatica, è stato uno degli anelli forti della squadra. Forse valeva la pena insistere su di lui? Una delle tante domande che ti ronzano nella testa alla fine della partita, soprattutto dopo esserti accorto che Candreva con Larsen è andato a nozze, come conferma anche la già citata prodezza balistica del 3-2, pregevole, spettacolare, ma partorita in solitaria, senza un cagnaccio alle costole.
Nel conto dei pro e dei contro non deve stupire, dunque, se alla fine, per gli ultimi venti minuti, per arrivare almeno al pareggio, Gotti abbia tolto anche Larsen (soli 17 passaggi riusciti, per un misero 71%, racconta il report della Lega serie A) per ridisegnare la squadra, stavolta con un 4-4-1-1 con Beto centravanti, Pereyra a supporto, Forestieri e Samardzic esterni d’attacco, Soppy e Molina (a sinistra) laterali in difesa. E la mossa ha funzionato, visto che sull’ennesimo corner è sbucato Forestieri sul secondo palo per il gol del 3-3, sul filo del fuorigioco, convalidati dal Var, come era stato per il 2-1 di Beto, il primo gol in Italia del centravanti portoghese. L’unica brillante gemma di un pomeriggio in sala giochi.