Nel lontano 2012, Il Trono di Spade ha realizzato la sua prima sequenza di battaglia su vasta scala, nell’episodio Blackwater. Fino ad allora, i vincoli di budget avevano costretto la serie a lambire le enormi sequenze di battaglia dei romanzi di George RR Martin, con personaggi portatori del punto di vista messi fuori combattimento proprio mentre la battaglia iniziava o che arrivavano vittoriosi dopo che la battaglia era già finita, con un prigioniero al seguito.

Arrivato alla fine della seconda stagione, "Blackwater" era una dichiarazione di intenti: un segno che Il Trono di Spade era disposto a prendersi il tempo necessario (e che HBO era disposta a spendere i soldi) per dare davvero vita a queste tentacolari battaglie fantasy.

Ogni stagione o due, Game of Thrones ha raddoppiato la posta di questa scommessa con episodi come "The Watchers on the Wall", "Hardhome" e "La Battaglia dei Bastardi". Ma sulla carta, nessuna battaglia del Trono di Spade sarebbe mai stata più grande della tanto attesa La Lunga Notte di questa settimana, culmine di una lunga lotta tra umani ed Estranei.
Si trattava di una battaglia che, ci era stato fatto intendere più e più volte, sarebbe stata molto più importante di qualsiasi altra cosa nella serie.

E forse Il Trono di Spade è stato troppo bravo ad alzare quest’asticella, perché, diciamocelo, La Lunga Notte è stata una delusione.

Per capire perché La Lunga Notte sia una trappola, vale la pena di pensare a cosa Il Trono di Spade è abituato a fare bene. A un livello superficiale, La Lunga Notte ha molto in comune con "Blackwater". Come allora l'intero episodio è limitato a un’unica location.
Ancora una volta, l'azione è divisa tra un gruppo di ardimentosi combattenti e un altro di persone che attendono timorose l'esito della battaglia in una buia camera di pietra.
Di nuovo, il fuoco si rivela essere il fulcro del piano dei nostri eroi per ottenere un vantaggio.

Ma c'è una differenza fondamentale tra "Blackwater" e La Lunga Notte: questa volta era chiarissimo da che parte stavamo.
Allora, invece, la serie era molto più complicata.
Certo, Stannis Baratheon era un po 'strano e soffocante ... ma chi non avrebbe amato vederlo detronizzare Joffrey a calci nel sedere? E poi c’era Tyrion Lannister, che stava difendendo Joffrey, ma tutti amano Tyrion. E Tyrion aveva elaborato quella brillante mossa ardita... che aveva tragicamente portato alla morte del figlio di Davos Seaworth, l’Onion Knight amato da tutti.

Ed è andata avanti, avanti e avanti così, fino a quando non è stato possibile decidere da che parte si stava effettivamente. Allora, Il Trono di Spade ha capito come gestire le conseguenze. Nessuna parte era del tutto buona o cattiva, e ogni azione - buona o cattiva - arrivava con una sorta di conseguenza non intenzionale ma poetica.

Oggi non è più quello spettacolo.

Gli Estranei sono sempre stati indiscutibilmente cattivi, cosa che equivale a essere pure indiscutibilmente noiosi. Di fronte a quel male, ogni personaggio a cui teniamo è diventato indiscutibilmente buono, che è come dire... indiscutibilmente noioso.

(Oddio, ogni personaggio eccetto Cersei, che ha vissuto questa battaglia da Approdo del Re, bevendo vino e godendosela con Euron Greyjoy)

Considerate queste riflessioni, non è una sorpresa se Il Trono di Spade ha scelto la via della lotta in bianco e nero Bene contro il Male tra umani contro Estranei e ci ha consegnato una battaglia fantasy standard, che poteva essere di qualsiasi altra serie o film, completa di una serie di morti tanto toccanti quanto prevedibili. Se non si è trattato di un grande episodio, di certo è stato un episodio consequenziale.

Il bilancio delle vittime ha mostrato meno volti familiari di quanto mi aspettassi, ma ha comunque incluso Dolorous Edd, Beric Dondarrion, Lyanna Mormont, Theon Greyjoy, Jorah Mormont, Melisandre e letteralmente tutti gli esseri ‘alieni’ o Estranei, compresi il Re della Notte e il tanto pubblicizzato Drago zombi.

Parte del problema con La Lunga Notte è stato di tipo tecnico.
Alcune sequenze hanno avuto l'impatto che era inteso: le conseguenze della misteriosa prima carica, con le falci fiammeggianti dei Dothraki spente una dopo l'altra, o Arya che si lanciava contro i non morti che erano penetrati nelle mura di Winterfell. Ma molte altre sequenze promettenti sono state minate da una fotografia scura, una messa in scena incoerente o un editing incostante, e troppo spesso, tutte e tre le cose.

Non solo: Il Trono di Spade non è riuscito a essere all'altezza delle sfide emotive che si era prefissato.

Hai presente la puntata precedente, quando Brienne di Tarth era stata nominata cavaliere da Jaime Lannister, che aveva giurato di servirla nella battaglia a venire?

Mi auguro che questo fosse tutto ciò che volevi da quei personaggi, perché hanno passato l'intero episodio a grugnire e oscillare più o meno inutilmente contro gli Estranei sulle mura di Winterfell. E si potrebbe dire lo stesso di Gendry o Tormund o anche di Sam. Insieme, questo team potrebbe aver ucciso dai 5 ai 50 zombi. Oppure qualsiasi numero tu abbia lanciato. Era impossibile dine uno.

E quando l’episodio La Lunga Notte ha puntato davvero sulla battaglia, si è spinto verso un eroismo enfatico che sarebbe stato impensabile in questo spettacolo solo pochi anni fa.

Sì, la tredicenne Lady Mormont viene uccisa, ma non prima di aver abbattuto uno degli esponenti più potenti dell'esercito del Re della Notte.
Theon riceve un caldo perdono dal presunto cuor di ghiaccio Bran Stark prima di morire.
Quando Ser Jorah stava proteggendo Daenerys... ho perso il conto di quante volte è stato pugnalato prima che alla fine cadesse.

C'è stato un periodo nel Trono di Spade in cui l'unica cosa che Ser Jorah avrebbe guadagnato dal suo coraggio altruista sarebbe stata una morte più rapida. Ripensa un attimo al patetico, inelegante declino di Khal Drogo alla fine della prima stagione, lento e degno di pietà, in balia di una ferita incancrenita ricevuta in duello e avvertirai la differenza.

Tutto sommato, La Lunga Notte - come la scorsa stagione Beyond the Wall - altrettanto carico di aspettative e altrettanto deludente - è l'ennesimo segnale che Il Trono di Spade è pronto a prendere scorciatioie e infrangere le proprie regole mentre corre verso la fine.

Le profezie di Melisandre sono sbagliate, a meno che non lo siano.
I civili più deboli sono lasciati nella "sicurezza" della cripta, perché a nessuno viene in mente che il Re della Notte, che può risuscitare i morti, potrebbe decidere di destare alcune delle ossa più vecchie di Winterfell.
Il Mastino spaventato dal fuoco viene messo a combattere sulla ‘linea di fuoco’, nonostante tutti sappiano che l'intero piano è incentrato sul dare alle fiamme le posizioni strategiche.
E nessuno fa mai a Bran una domanda diretta, perché Bran sa tutto e rivelare le risposte rovinerebbe la suspense.

Devo ammettere: è più facile perdonare Il trono di Spade perché incasina le cose per arrivare a grandi scene: Melisandre che trasforma le sorti della battaglia in modi sia piccoli che grandi, gli scheletri che si rianimano nelle cripte di Winterfell. Ma è anche irritante, perché Il trono di Spade era uno show dannatamente bravo nel non ‘scasinare’.
E questo ci porta alla morte senza climax del Re della Notte.

Mentre il Re della Notte si prepara a uccidere Bran - la cosa più vicina che abbiamo al motivo di tanta enfasi sugli Estranei per otto stagioni - Arya si precipita, apparentemente dal nulla, e riesce a colpirlo mortalmente con un pugnale d'acciaio di Valyria.
Il Re della Notte muore all'istante. E lo stesso vale per tutti gli altri membri del suo esercito, dato che il Re della Notte è l'unica fonte di energia che tiene in vita il resto degli Estranei e degli zombi.

Dopo quasi 70 episodi di crescendo: è tutto qui?
Può la morte di un singolo Estraneo - anche il primo e più potente degli Estranei - cancellare dal nulla la più grande minaccia esistenziale che Westeros abbia mai affrontato?
Che razza di ricompensa è rispetto ai mille e mille discorsi di un attonito Jon Snow sull'unica guerra che conta davvero?

È possibile ottenere una lettura più generosa e tematicamente rilevante su quanto facilmente i White Walkers vengano rinviati al mittente in La Lunga Notte. Di volta in volta, l'episodio ha ripagato relazioni di vecchia data mostrando i nostri eroi che si salvavano a vicenda da una morte quasi certa. Gli umani hanno alleati; il Re della Notte ha schiavi. L'esercito che alla fine ha visto l'eliminazione del Re della Notte e dei suoi seguaci è stato costruito su reciproco interesse personale e su una fiducia duramente conquistata. Il Re della Notte aveva più potere, ma nessuna lealtà. Quando il tuo esercito non è che cadaveri e automi senza cervello che hai corrotto in Estranei, tu sei l'esercito; quando te ne sei andato, anche loro se ne vanno.

Ma sarò onesto: se dovessi seriamente affermare che Il Trono di Spade intendeva questo come il culmine della minaccia degli Estranei fin dall'inizio, mi sentirei come se avessi fatto io il lavoro che Il Trono di Spade avrebbe dovuto fare da sé.

Ora che se ne sono andati, il mistero dei White Walkers - che si estende a ritroso fino alla primissima scena della serie - sembra il prodotto di una sessione di scrittura in cui qualcuno ha detto: "Alla fine lo scopriremo "e non è più tornato sulla questione.

Cosa volevano veramente gli Estranei?
Cosa avevano fatto in migliaia di anni oltre il Muro?
Perché il Re della Notte trasformava i bambini umani in Estranei?
Qual era il mistero dietro i simboli che hanno lasciato ovunque?
Immagino che la risposta finale de Il trono di Spade sia: a chi importa?
Sono tutti morti adesso. E ora, via, tutti alla conquista del trono!

Articolo di Scott Meslow originariamente pubblicato su GQ US

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