Jesolo. A rischio la movida d’estate. I titolari: «Troppe regole»
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Le restrizioni imposte per il dopo Covid preoccupano i gestori delle discoteche. Il patron del Muretto: «Non apro se non posso far entrare tremila persone»
JESOLO
Apertura di Zaia, ma la movida resta ancora chiusa. Se non saranno date immediate indicazioni sulla capienza, le discoteche non ce la faranno a organizzare la stagione. Il presidente della Regione ha dato il via libera alle discoteche per il 15 giugno, ma tanti gestori di locali notturni sono ancora propensi a tenere chiusi i battenti. Troppe limitazioni in vista, regole ferree per eliminare ogni rischio di contagio che mal si conciliano con la socialità tipica di una discoteca, dove si balla e il contatto viene naturale. E se poi non si potrà ballare? Tanto vale ascoltare la musica al bar. Non è facile gestire un locale della movida nell’era post-covid 19.
Lo sa bene Tito Pinton, gestore del Muretto di Jesolo lido e, da quest’anno, anche dei due “Musica”, a Riccione e New York, assieme al gruppo Cipriani. In trent’anni di onorata carriera, da giovane pierre fino a organizzatore di eventi e concerti da oltre 20 mila persone, mai si sarebbe aspettato una situazione simile. Ora come ora i gestori dei locali navigano ancora a vista tra protocolli astrusi e tante incertezze.
E Pinton è stato il primo a denunciare i problemi della categoria nella stagione 2020 alle porte. Girare la chiave della porta d’ingresso significa spendere milioni di euro e senza alcuna garanzia. Il mondo della notte allora si interroga se realmente ne valga la pena. «A Riccione apriremo con la licenza di bar e ristorazione perché siamo all’inizio», spiega Pinton, «Per quanto riguarda Jesolo dipenderà tutto da cosa succederà nei prossimi giorni. Siamo felici che Zaia abbia dato l’annuncio, ma dopo il quando dobbiamo capire come aprire. Abbiamo bisogno di tempo per avere un’idea prima di tutto con quali numeri. Il Muretto ha 3 mila persone di capienza, con 1.000 non staremmo in piedi per i costi fissi. Affitto, Tari, assicurazioni, sicurezza, promozione, parte artistica e, ancora, amministratori, impianti e forniture di base. Queste sono spese fisse. Solo per aprire il Muretto ci vogliono 60 mila euro a sabato sera. Abbiamo una pressione fiscale enorme: Iva e Siae sono subito calcolate sul biglietto di ingresso, al 32 per cento. E dobbiamo capire immediatamente quante persone ci lasceranno far entrare.
«Un messaggio», aggiunge Pinton, «lo rivolgiamo anche all’amministrazione comunale di Jesolo. Devono rendersi conto del nostro valore aggiunto, il nostro come di altri colleghi e locali del settore. Siamo un tassello fondamentale per l’economia turistica. La gente ama Jesolo anche per la notte. Il Muretto è una meta per tutti i turisti e poi i proprietari di seconde case, l’imprenditoria e un pubblico qualificato con soldi da spendere. Rischiamo di perdere una grossa fetta di turismo. Per questo andremmo tutelati. Il Muretto, anche da chiuso, costa 120 mila euro l’anno più gli affitti. Riflettiamo su questo. Mettiamo in moto un meccanismo di produzione di denaro enorme, eppure nessuno ci ha chiesto se siamo in grado di superare un anno di chiusura». Ad oggi non sono arrivati aiuti.
«L’accesso al credito per noi è impossibile», conclude, «oggi siamo le sole attività chiuse e anche i concerti sono un interrogativo pur movimentando 30 mila persone e un indotto gigantesco a Jesolo. Solo di Iva sono più di 200 mila euro prodotta che la località perderà. Trasformare una discoteca in ristorante è impossibile. Alcune risorse destinate alla promozione turistica dovrebbero essere indirizzate a questa realtà che rischia di fallire». —