Dagli effetti della luce blu alla sindrome dell’occhio secco: come prendersi cura della vista al pc
Negli ultimi tre mesi, gran parte della popolazione – soprattutto quella in età scolare e gli impiegati nel settore terziario – hanno attivato lo smart working, per proseguire studio e lavoro nelle proprie abitazioni.
Il tempo passato su pc, smartphone, tv o più in generale connessi è aumentato notevolmente negli ultimi mesi e per qualcuno questa condizione non si è ancora esaurita: nonostante le restrizioni siano state allentate, molte aziende stanno adottando ancora lo smart working per i propri lavoratori. Mentre gli studenti non hanno mai smesso, considerato che le scuole sono ancora chiuse e non riapriranno prima del prossimo autunno.
Secondo l’UNESCO, oltre 1 miliardo di studenti in tutto il mondo è rimasta a casa a causa della chiusura delle scuole determinata dalla pandemia globale Covid-19. Di conseguenza, una vasta percentuale di questi alunni ha seguito le lezioni a distanza via web.
Una recente ricerca condotta e diffusa da Common Sense Media ha rilevato che i bambini tra i 9 e i 12 anni passavano già 4 ore al giorno davanti a schermi e computer, con un picco tra i più grandi (tra i 13 e i 18 anni), pari a 7 ore al giorno trascorse davanti a dispositivi, a esclusione dei lassi di tempo dedicati a scopi scolastici.
Ovviamente, causa pandemia, il tempo di esposizione agli schermi si è moltiplicato in maniera esponenziale e legate a esso, si sono intensificate le problematiche legate allo stress degli occhi. Se la pelle, non solo del viso ma soprattutto quella delle mani, ha risentito delle poche ore trascorse all’aria aperta, gli occhi hanno sofferto forse ancora di più. In che termini?
Si sente parlare spesso di luce blu degli schermi e dei suoi effetti nocivi, a volte associando anche sintomi come occhi stanchi a fine giornata, secchezza oculare o arrossamento. Effetti nocivi non ancora del tutto provati dalla comunità scientifica, ma che è bene non sottovalutare.
Ecco perché abbiamo provato ad approfondirli con l’aiuto di molti esperti del settore.
Luce blu: le cose da sapere
Zeiss, leader mondiale nel settore dell’ottica e dell’optometria, ha stilato un elenco delle cose da sapere sulla luce blu, per comprendere meglio di cosa si tratta e come proteggersi se necessario.
In primis, facciamo chiarezza. Esistono due tipologie di luce blu: quella naturale del sole e quella artificiale emessa da lampade a LED, luci a risparmio energetico e display di smartphone e computer. Eliminarla completamente non solo non è necessario, ma può essere controproducente, in quanto è fondamentale per una visione dei colori normale, ricca e con contrasto.
Non solo: trascorrere un’ora all’aperto in una normale giornata nuvolosa espone i nostri occhi alla luce blu 30 volte di più rispetto a una giornata trascorsa in un ambiente chiuso davanti a uno schermo.
Indubbiamente, la luce blu emessa da sorgenti luminose artificiali o da schermi può essere irritante o causare affaticamento agli occhi, e in molti casi, causare disturbi del sonno: un’esposizione eccessiva alla luce blu durante la sera e la notte può interferire con il riposo notturno.
Ma non tutta la luce blu vien per nuocere: essa può influire anche sul benessere psicologico, per questo motivo, la fototerapia viene utilizzata con successo per trattare la depressione invernale e l’insonnia.
Malattia dell’occhio secco: in cosa consiste?
Uno dei rischi che si possono correre, moltiplicando il tempo passato davanti a schermi e dispositivi luminosi, è la malattia dell’occhio secco. «L’esposizione prolungata a schermi digitali determina una più rapida evaporazione del film lacrimale, quel sottile strato di liquido che riveste la superficie oculare – spiega il Professor Stefano Barabino, responsabile del Centro Superficie Oculare e Occhio Secco dell’Ospedale L. Sacco di Milano.
Il motivo risiede nello scarso o incompleto ‘ammiccamento’, ‘blink’ in inglese: gli occhi vengono strizzati meno di frequente e questo rallenta la diffusione del film lacrimale sulla superficie dell’occhio, con conseguenze che vanno dall’affaticamento al bruciore, dall’irritazione al dolore. Se lo stimolo persiste a lungo questo provoca un’infiammazione che può diventare cronica. Studi hanno dimostrato che la visione di fronte a schermi digitali determina una diminuzione del rateo di ammiccamento del 40%».
Sbattere le palpebre, quindi, serve a mantenere intatto il film lacrimale, un sottile strato di acqua e lipidi (grassi) sulla superficie dell’occhio che ci fa vedere nitidamente e ci protegge da corpi estranei e sostanze irritanti. Fissare gli schermi per periodi prolungati di tempo significa sbattere le palpebre meno frequentemente e aumentare il rischio di sviluppare i sintomi della malattia dell’occhio secco.
«Basti pensare che ogni minore di 18 anni accede ai social media innumerevoli volte al giorno e anche i contenuti video, che prima erano fruiti in televisione, oggi si vedono sugli schermi degli smartphone – prosegue Barabino – Questo significa un’enorme quantità di visione da vicino, che porta a stanchezza oculare e disturbi della vista di varia entità, che possono avere un impatto sullo sviluppo fisico, sociale ed emotivo».
«La malattia dell’occhio secco è sempre più un disturbo che osserviamo nella popolazione dei giovanissimi e non è più appannaggio solo della popolazione anziana o delle donne nel periodo che segue la menopausa», aggiunge Amy Gallant Sullivan, Executive Director TFOS, ovvero la Tear Film & Ocular Surface Society, fondazione senza scopo di lucro, con sede a Boston, e leader mondiale nell’educazione alla salute degli occhi.
Troppo spesso liquidata come disturbo lieve e passeggero, la gestione dell’occhio secco è stata relegata in passato a patologia di “serie B” e i pazienti lasciati alla ricerca di rimedi che si limitassero ad alleviare i sintomi.
Esperti dell’occhio secco di fama internazionale della TFOS raccomandano di seguire la regola 20/20/20: ogni 20 minuti di visione da vicino fissate un punto lontano 20 piedi (6.096 metri) per almeno 20 secondi e ogni 20 minuti chiudete le palpebre e poi strizzatele leggermente per 2 secondi, ammiccando. Questa semplice azione ripristina il film lacrimale, riattiva la vista a distanza e riposa gli occhi.
Nella nostra gallery, abbiamo interpellato anche Roshni Patel, esperta optometrista e responsabile ai servizi di Lenstore, e-shop specializzato nella rivendita di lenti a contatto, chiedendole alcune chicche su come proteggersi contro l’affaticamento e la stanchezza agli occhi, mentre si lavora o si studia da casa.
«Seguire i consigli riportati può assicurare una buona igiene dell’occhio per i portatori di lenti a contatto e occhiali. Prendersi delle pause frequenti e il tempo di sistemare la propria postazione lavorativa tenendo a mente la propria salute visiva è essenziale di questi tempi». Consultate la gallery per scoprire tutti i consigli.