Luce blu dei device: effetti sulla pelle e come proteggersi ai tempi del covid-19
Difficilmente riusciremmo a farne a meno. La loro presenza nelle nostre vite, ormai, è diventata fondamentale, a maggior ragione in un periodo come questo, dove, l’isolamento forzato ci spinge ancor di più a far affidamento sui cosiddetti device, strumenti necessari per lavorare, connettersi al mondo, restare in contatto, informarsi.
Tutto bello (o quasi), se non fosse per il rovescio della medaglia chiamato luce blu. Ovvero, quel fascio di luce che, se emanato dagli schermi digitali, alla lunga può avere effetti poco positivi, specie sulla nostra pelle. Ma quali sono e come fare per proteggersi? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Corinna Rigoni, dermatologa e presidente DDI (Donne Dermatologhe Italia).
DISTINGUIAMO
«Innanzitutto occorre fare una distinzione tra la luce blu utilizzata dai dermatologi per le diagnosi e la luce blu intesa come fonte di inquinamento digitale».
LUCE BLU «AMICA»
«Nel primo caso, ci riferiamo alla lampada di Wood, utilizzata fin dagli anni Trenta per le visite dermatologiche. Uno strumento che, grazie alla sua fluorescenza più o meno intensa, offre un’immagine della pelle e la possibilità di evidenziare micosi, vitiligine, o iper pigmentazioni. Insomma, una luce amica per il dermatologo e le sue diagnosi».
LUCE BLU «NEMICA»
«Altro discorso vale per la luce blu intesa come fascio di luce emanato dagli schermi digitali di smartphone, computer, tablet. Per natura, la luce blu è una componente della radiazione solare, ma ha una lunghezza d’onda più lunga dei raggi UV e quindi arriva a noi con un’intensità più debole. Se invece viene prodotta dai device ha un’energia maggiore, influendo negativamente sia sulla pelle che sulle funzioni metaboliche».
GLI EFFETTI NOCIVI DEL «DIGITAL AGEING»
«Gli americani parlano a questo proposito di Digital Ageing, indicando con questa definizione quel complesso di problematiche causate dall’emissione di luce blu e dovute a uno stile di vita iper connesso. Ovvero: stress ossidativo, rallentamento della generazione cellulare, pelle più opaca e invecchiata, accentuata formazione di radicali liberi, affaticamento visivo e spettro perioculare compromesso, disturbi del comportamento e del sonno. Si pensi che un recente studio ha evidenziato che il 75% degli adolescenti, tra i più connessi, non dorme quanto dovrebbe, mentre il dato sale al 90% nei Paesi asiatici».
EFFETTI SULLA PELLE
«Se l’esposizione è intensa e prolungata la pelle alla lunga potrebbe risentirne e manifestare un aspetto spento e opaco, disidratazione e rughe perioculari più marcate. Ma non solo. In certi casi si possono creare dermatiti da screening per le pelli più sensibili, o causate da un’elevata sollecitazione della pelle mentre si lavora, o ancora lesioni papulo-vescicolose sulle mani dovute a una continua digitazione».
COME PROTEGGERSI
«Vista l’ingente presenza dei device nelle nostre vite e gli effetti che questa può provocare, le case cosmetiche, negli ultimi anni, si sono attrezzate per offrire prodotti ad hoc dal forte potere anti-ossidante. Un aiuto prezioso per contrastare le alterazioni della barriera cutanea. Sì, quindi, a prodotti formulati con vitamine, estratti, resveratrolo, acido ialuronico da inserire nella propria beauty routine. Se ci si ritrova a lavorare tutto il giorno davanti al computer, sarebbe opportuno fare piccole pause almeno ogni due ore».
FATTORE DI PROTEZIONE SOLARE: SÌ O NO?
«Il fattore di protezione solare non aiuta molto perché siamo in presenza di un’altra tipologia di onde, ma applicare delle creme ad azione anti-ossidante può aiutare. Occorre però fare attenzione nel caso in cui ci ritroviamo a lavorare tutto il giorno al computer con la scrivania vicino a una fonte di luce come una finestra. I raggi UVA passano anche attraverso i vetri. In quel caso potrebbe essere consigliato un fattore di protezione solare».