Tedua: la creatività è un processo di ordine e disordine
«Ti stiamo aspettando da tanto».
«Lo so, ma saprò ripagare l’attesa».
Telefono a Tedua in uno dei pomeriggi tutti uguali di questa quarantena. Il pretesto è parlare di Play Inside, Play For The World, il progetto di Nike che promuove il talento e la creatività grazie a una serie di ospiti che in diretta Instagram daranno vita a un pomeriggio in cui gli il pubblico sarà invitato su un palcoscenico virtuale. Ma la prima cosa che gli dico è proprio questa: che lo stiamo aspettando da tanto. Mowgli è uscito nel 2018 e sebbene avesse dimostrato di esserci e di spaccare ancora con Freestyle 2020, pubblicato su IGTV a inizio anno, tutto il suo pubblico sta aspettando il nuovo disco contando i minuti. E aspettando soprese, che, mi conferma in questa intervista, ci saranno. Tante e belle. A partire da una sempre più probabile seconda parte di Ombrello per la Pace…
Cos’è la creatività per te?
Un processo mentale astratto che si trasforma in qualcosa di utile, qualcosa di concreto. Qualcosa che abbia un impatto su un ambiente, che sia quello della sfera personale o quello sociale, ovvero che includa altre persone.
Come si può essere creativi in questo momento in cui siamo chiusi tra quattro mura?
Già riordinare casa è un modo di essere creativi, perché mettendo a posto si fa pulizia anche nel cervello. Questo per me è un momento perfetto per tradurre le idee in materia, perché abbiamo tutto il tempo per dare un ordine alla fantasia.
Quindi tu sei un creativo ordinato?
No, ma l’ordine è necessario per concludere il processo creativo. Mi spiego meglio: in quanto artista, sono naturalmente portato ad avere dei ritmi diversi da quelli dei miei coetanei, perché vivo su frequenze differenti. Sono sempre stato così, non succede solo perché adesso me lo posso permettere, lo facevo anche prima e ne pagavo le conseguenze ma lo facevo lo stesso. In questo senso, quando creo questo vivere in modo diverso si esaspera perché mi dimentico di tutto. Non mangio, non dormo, non rispondo al telefono. Questo necessariamente crea disordine attorno a me, in un certo senso è un effetto collaterale del processo creativo. Che però si conclude tornando all’ordine: metto a posto le cose attorno a me e nella mia testa, e alla fine di tutto questo ho l’album.
A che punto sei adesso?
Sto mettendo in ordine. Considera che io dovevo uscire con l’album che era praticamente pronto proprio in questo periodo, e ovviamente ci siamo dovuti fermare. Solo che questo momento ha cambiato completamente l’energia delle persone, e dato che io mi rapporto con una comunità percepisco che questo trauma ha portato a dei cambiamenti anche nel modo stesso di ascoltare la musica. Quindi far uscire l’album così com’era è impensabile, perché la base di partenza è tutta diversa. Serviva preparare un nuovo flusso di musica, ed è quello che sto facendo. So che i miei fan stanno aspettando da tanto che esce qualcosa di nuovo, ma saprò ricompensare l’attesa in qualità e quantità. Sto aspettando che mi arrivi un divano letto e tra qualche giorno mi trasferirò in studio per usare questi giorni di stop per registrare. Questa quarantena per me non è tempo perso, non me lo posso permettere, non lo sopporterei.
In questi giorni hai ricevuto tanto materiale grazie al progetto Nike Play Inside, Play For The World. Hai visto delle cose che ti hanno ispirato per il tuo lavoro? Ti capita mai di essere influenzato da artisti non famosi?
È arrivata tantissima roba e mi sono emozionato molte volte, in tanti mi hanno fatto sorridere. La musica mi emoziona sempre: vedere i ragazzi a casa che fanno le rime è bellissimo e questo progetto è un bel modo di dare a chi vive nelle province e non né ha l’età né i mezzi per farsi vedere un palcoscenico digitale su cui mettersi in mostra. Ci sono tanti artisti che non sono famosi e che mi ispirano ogni giorno: a Genova, da dove vengo, ci sono rapper bravissimi che mi ispirano tutti i giorni tipo Sonny Willa che sta facendo la quarantena con me e che mi ispira tutti i giorni perché ha le punchlines.
Cosa vuol dire essere un artista per te?
Un artista è qualcuno che pensa così forte che a volte si estranea dal mondo che lo circonda. Si diventa artisti a volte perché si ha subito un trauma che ci rende tali e ci fa rapportare con il mondo in un modo diverso, che a tratti ci rende estranei e inadatti a vivere la routine. Ma l’artista è anche colui che riesce a trarre utilità da questa condizione, quindi in definitiva essere un artista vuol dire fare al meglio quello che fai.
L’appuntamento con Tedua è alle 15.30 in diretta sul profilo di Nike.