Coronavirus, la situazione in Italia e perché non capiamo da dove viene (a Milano chiusi scuole, musei e cinema)
Più di 130contagi, la maggior parte in Lombardia. Sono i numeri della prima domenica italiana del coronavirus, mentre il bilancio mondiale sale a più di 2.400 vittime. Ci sono persone colpite in cinque regioni: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte.
L’ultimo caso indicato è quello di uno studente 17enne che risiede in un comune della Valtellina e che studia all’istituto agrario di Codogno, il comune focolaio. Venerdì ha iniziato ad avere la febbre e gli è stato fatto il tampone all’ospedale di Sondrio. Ci sono casi positivi anche a Milano e Torino: un residente di Sesto San Giovanni ricoverato all’ospedale San Raffaele da una settimana e di un abitante di Mediglia, nell’hinterland a sud del capoluogo lombardo, ora al Sacco di Milano. A Torino ha invece la febbre da virus un 40enne entrato in contatto con alcune delle persone contagiate in Lombardia. La sua famiglia è monitorata.
A Milano chiusi scuole, università, cinema, musei e luoghi di aggregazione. Le scuole sono chiuse anche nel resto della Lombardia.
Una delle criticità deriva dal fatto che non è stato individuato il paziente zero, quello da cui è partito il contagio. Escluso sabato il manager rientrato dalla Cina che ha incontrato il 38enne di Codogno. Non ha sviluppato gli anticorpi quindi non ha contratto l’infezione. È sano, non era asintomatico o guarito, non era mai stato malato. Non sapere chi è il paziente zero però non permette di chiarire le vie della diffusione del contagio. Nel bar di Vo’ Euganeo dove avrebbe contratto il virus la prima vittima c’erano cinesi rientrati in Italia, ma sottoposti al tampone e per ora tutti negativ. Per il caso di Codogno non c’è alcuna ipotesi.
Hans Kluge, direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità in Europa, ha spiegato a Repubblica che «quello che preoccupa della situazione italiana è che non tutti i casi registrati sembrano avere una chiara storia epidemiologica, cioè un legame con viaggi in Cina o contatti con altri casi già confermati».
L’indicazione, oltre alle misure adottate per i paesi colpiti dal contagio, è uguale per tutti: una maggiore igiene delle mani e delle vie respiratorie, limitare la frequentazione di luoghi affollati. Il 98% dei casi sono in Cina, in più dell’80% dei casi le persone infettate hanno avuto sintomi lievi, solo nel 5% dei casi si registra una patologia grave e la mortalità è poco sopra il 2%, la maggior parte persone anziane con patologie pregresse.