Hero Fiennes-Tiffin, bello di mamma
Il sospetto viene già quando si presenta: dinoccolato nel suo metro e 88, occhi da ragazzo e sorriso senza misteri, Hero Fiennes-Tiffin ha poco in comune con l’inquieto Hardin che l’ha reso celebre. Dopo un paio di «voglio tanto bene alla mia mamma», ogni dubbio è fugato: il ventiduenne londinese, figlio di due registi (Martha Fiennes e George Tiffin) e nipote degli attori Ralph e Joseph Fiennes, è quanto di più distante si possa immaginare dall’avido lettore e tormentato tombeur de femmes protagonista di After, la fortunatissima versione adolescenziale (e meno sadomaso) delle Cinquanta sfumature, di cui si attende a breve il secondo episodio, After We Collided.
Tanto per cominciare Hero è trasparente, ammette con candore ciò che tanti nascondono: lui non legge. «Mi darebbe un tono dire che divoro libri, purtroppo non è così», confessa. Due, è un attore sereno, merito – probabilmente – dell’assenza di drammi familiari: «Siamo tutti molto uniti», racconta. Tre, non è afflitto da alcuna angoscia sentimentale: al momento, infatti, è single. Per la gioia delle sue fan (oltre quattro milioni solo su Instagram), auto-battezzate Afternators, che lo seguono ovunque dichiarandogli il loro amore. La più fantasiosa pare una milanese che, durante il firmacopie di uno dei libri della saga, gli ha consegnato un foglio con una proposta di matrimonio. E due sole opzioni di risposta: «sì» oppure «sì». Ma lui non si scompone. Né si monta la testa. Commenta solo: «È stato un gesto molto tenero».
Stretto in una camicia a quadri aderente e in un paio di pantaloni grigi che gli disegnano le gambe affusolate, è consapevole che il suo aspetto gli ha giovato nell’iniziare la carriera di attore. E nel procurargli altre occasioni di lavoro. L’ultima, prestare il volto per Ferragamo, il nuovo profumo maschile firmato Salvatore Ferragamo, la cui campagna parte da una domanda: «Who do you want to be?», chi vuoi essere?
Lei cosa risponde?
«Voglio essere una persona gentile, che aiuta gli altri».
È impegnato nel sociale?
«Mi preoccupa il tema del cambiamento climatico. Io compio piccole azioni quotidiane per salvaguardare l’ambiente: con i miei coinquilini stiamo molto attenti nel fare la spesa, evitiamo i prodotti con troppo packaging, limitiamo il consumo di carne e cerchiamo di non prendere mai l’auto da soli».
Parla di coinquilini, quindi non vive più con i genitori.
«Mi sono da poco trasferito, a dieci minuti da casa».
Per cena torna dalla mamma?
«No, lei sarebbe bravissima a cucinare, ma non lo fa mai. Mangia anche pochino. È troppo impegnata con il suo lavoro».
Che lei ammira: ha più volte dichiarato che le piacerebbe essere diretto da lei.
«Sì, penso che mi divertirei: sarebbe come collaborare con un amico».
Non le pesa dunque essere il figlio della regista di Onegin o il nipote di due attori famosi come i suoi zii Joseph e Ralph?
«Al contrario, ne sono grato. Sarò sincero: a volte, il mio cognome mi ha dato una mano nell’essere preso in considerazione per un ruolo».
È il caso di Harry Potter e il principe mezzosangue dove lei interpreta Lord Voldemort da bambino e suo zio Ralph la versione adulta?
«Di quel film ho poca memoria: ero troppo piccolo, non capivo l’importanza. Ricordo solo che c’era un ragazzo, Matt, che tra una scena e l’altra mi faceva giocare a calcio o a ping pong nei corridoi. Mi divertivo tantissimo, anche se sapevo che avrei dovuto sfruttare i tempi morti per non rimanere indietro con i compiti».
Era bravo a scuola?
«Mi piaceva educazione fisica».
Non esattamente una materia da secchione.
«Non lo ero, ma ero un bravo bambino. Mio fratello maggiore, Titan, aveva testato i limiti della pazienza dei miei genitori, quindi io mi muovevo all’interno di quei confini».
Che cosa sognava di fare da grande?
«Il calciatore. Ero pazzo di Mark Noble, il capitano del West Ham».
Poi che cos’è successo?
«Mi sono svegliato a 16 anni e ho capito che avevo dedicato più tempo ai festini che agli allenamenti. Così il sogno è sfumato».
Ed è subentrato quello della recitazione?
«Sì e della regia. C’è uno strano presupposto nella società di oggi: a ciascuno una e una sola carriera. Io ne vorrei tante. Abbiamo abbastanza tempo per tentare strade diverse e non voglio lasciarne nessuna inesplorata: non escludo, un giorno, di creare anche una mia collezione di abiti. Mi piace tutto ciò che è creativo».
A livello personale, quali strade vorrebbe percorrere?
«Sicuramente vorrò dei figli. Tanti figli. Poi magari dopo il primo mi fermo, stremato».
Fa i conti senza l’oste. O sbaglio?
«Non sbaglia. Se continuo così morirò solo soletto».
A giudicare dal successo che riscuote con le ragazze, non direi.
«Il fatto è che a me piacerebbe avere una fidanzata. Ma l’amore è una di quelle cose che non si ottengono con la forza di volontà. Non posso dire: “Oggi mi trovo una ragazza”. Spero solo che capiti quella giusta».
Che caratteristiche deve avere «quella giusta»?
«Essere bella. Scherzo ovviamente. Non cerco niente, aspetto che qualcuna mi sorprenda».
La donna più sorprendente che ha incontrato fino a ora?
«Inutile negarlo: la mia mamma. Lei, giuro, non la batte nessuno».