Gianni Morandi: «Forza Mihajlovic, siamo tutti con te»
Tifa da sempre per il Bologna, tifa oggi anche per Sinisa Mihajlovic: Gianni Morandi si è espresso pubblicamente – alla presentazione della terza serie dell’«Isola di Pietro» (parte venerdì in prima serata su Canale 5), spendendo parole di affetto per il tecnico serbo, che da questa estate lotta contro la leucemia. Morandi ha parlato dell’amicizia che lo lega a Sinisa. «Lo sento, ci scambiamo dei messaggi, mi dice che lui ce la farà e anche io sono sicuro che ce la farà. E’ una battaglia molto dura, ma Sinisa è un vero combattente».
E poi ha sottolineato come – pur a distanza – la presenza del tecnico sia fondamentale per le sorti della squadra. «Tutti noi tifosi lo consideriamo veramente un uomo coraggioso. Ha portato energia straordinaria alla squadra. Tutta Bologna gli è vicina in questo momento molto delicato. Anche se i medici gli hanno detto di no lui in panchina ci è andato lo stesso. So che gli ripetono «Stai attento, basta un niente», dovrebbe mettere la mascherina, ma lui non ci sente».
C’era un ragazzo che come lui tra un paio di mesi farà 75 anni ma addosso ha ancora l’energia di un ragazzino. Morandi (nato a Monghidoro, sulle colline bolognesi) è tifoso del Bologna fin da bimbo. Il suo idolo era Ezio Pascutti, attaccante della squadra che nel 1964 vinse lo storico scudetto nello spareggio contro l’Inter. Ha raccontato il cantante: «Quello fu un anno fantastico, la domenica andavo alla partita del Bologna e intanto cantavo «In ginocchio da te», che rimase per venti settimane in classifica e alla fine vendette una cosa come un milione e mezzo di copie». Aveva vent’anni all’epoca, era l’idolo delle ragazzine italiane che scoprivano la minigonna e la rivoluzione sessuale però si facevano mandare dalla mamma a prendere il latte, c’era lui che doveva dirgli una cosa. Morandi frequenta con assiduità il Dall’Ara e nel 2010 – convinto dall’allora presidente Massimo Zanetti – venne nominato presidente onorario del Bologna. L’amicizia con Sinisa Mihajlovic è nata nella primavera di quest’anno, quando l’allenatore riuscì nell’impresa di salvare una squadra che sembrava destinata alla retrocessione. Da allora non sono mancate cene, telefonate, messaggi.
Sinisa pochi giorni fa è stato dimesso – dopo il primo ciclo di terapie – dall’ospedale di Bologna. Ha passato alcuni giorni nella casa di Roma, con moglie e figli; e ha trovato anche il tempo di far visita al suo amico Roberto Mancini, ct della nazionale. Mihajlovic ha già vissuto dal campo due partite dei suoi ragazzi, con viaggi-lampo a Verona, al debutto in campionato, per Verona-Bologna e al Dall’Ara, nella partita contro la Lazio prima della pausa per gli impegni della nazionale. In queste ore sta concordando con lo staff dei medici che lo assiste anche la presenza a Torino, sabato sera, quando i rossoblù affronteranno i campioni d’Italia della Juventus. La decisione verrà presa – ovviamente – in base alle sue condizioni, ma la volontà di Sinisa è una ulteriore dimostrazione del suo coraggio. Tra lunedì e martedì tornerà all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, per il secondo ciclo di terapie.
E’ successo davvero qualcosa di raro e prezioso tra la città di Bologna e Sinisa Mihajlovic. La rivelazione pubblica della malattia fu scioccante: «Io la malattia la rispetto, ma so che la vincerò. Guardandola dritta negli occhi, come ho sempre fatto. Vincerò per mia moglie, per la mia famiglia e per tutte le persone che mi vogliono bene», disse l’allenatore il 13 luglio. Un minuto dopo l’intera città si era fatta carico della sua battaglia, con messaggi di incoraggiamento pubblici e privati e con due pellegrinaggi (il 21 luglio e il 6 ottobre) che sono diventati due punti fermi di questo percorso condiviso. E ce ne sono davvero tanti, di cittadini che in questi mesi gli hanno dimostrato il loro affetto perché le paure, le angosce, le fragilità sono di uno, e allo stesso tempo sono di tutti.