Martina ha la sindrome di Down, ma lavora e vive con le amiche
Martina ha 28 anni, vive a Padova con due amiche e lavora in un asilo nido della sua città. Una vita ordinaria, come quella di tanti suoi coetanei. Ed è proprio questo che Martina, che ha la sindrome di Down, voleva per se stessa, ed è riuscita ad ottenere.
«Non lasciate indietro nessuno» è proprio il messaggio che l’associazione CoorDown Onlus lancia in occasione della Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down, celebrata ieri 13 ottobre per ricordare che solo maggiori opportunità a scuola, nel mondo del lavoro e nella vita sociale possono portare alla piena inclusione per ogni persona con disabilità. Persone come Martina, diventata responsabile della propria vita.
Per dare voce alle loro reali esigenze e ai loro desideri, CoorDown, con la prima indagine nazionale rivolta a persone con sindrome di Down, «Ora Parlo Io!», ha raccolto le esperienze di vita di centinaia di ragazzi e ragazze di ogni età: a oggi sono 650 i questionari compilati. I primi dati analizzati ci dicono che tra chi va a scuola l’85% durante le lezioni sta in classe con i compagni (per il 63% tanto e per il 22% abbastanza). Al 73% degli studenti con sindrome di Down vengono assegnati compiti a casa e il 44% degli intervistati dichiara di fare gli stessi compiti dei compagni.
Ma torniamo a Martina, che ci spiega: «Lavoro dalle 12 fino alle 16. Alla mattina pulisco prima tutti i seggiolini, poi i tavoli e le sedie, e poi scopo. Ogni tanto mi chiedono di portare il latte per i neonati, lavo i giochi dei bambini, al pomeriggio cullo i piccoli e faccio i letti». I bambini le piacciono molto, e con i colleghi si trova bene: «Mi dicono spesso che sono brava a calmare i piccoli quando piangono». All’asilo c’è anche un bimbo con la sindrome di Down: «Gli ho dato da mangiare: ha due anni e cammina. Ho capito subito che era Down, dagli occhi e da come dormiva. E ho pensato a quando ero piccola».
Oltre al lavoro, Martina ha due grandi passioni: il ballo e il teatro. Studia danza contemporanea con un’insegnante di Siena: «Siamo un gruppo di 9 ragazze: a volte viene l’insegnante a Padova e a volte andiamo noi a Siena: dormiamo lì in hotel, ormai siamo diventate adulte». Quando è a casa, nel tempo libero, ascolta musica: i suoi artisti preferiti sono Renato Zero, gli U2, Fabrizio De André. Le piace colorare i mandala anti-stress, ma anche guardare film come Harry Potter, Pirati dei Caraibi, Il Signore degli Anelli e Sirene.
Martina, da marzo, abita con Silvia e Giulia, anche loro con la sindrome di Down. «Ho iniziato il progetto di autonomia nel 2012, un po’ di tempo fa, ed ho raggiunto tutti gli obiettivi prima di arrivare a vivere da sola. In casa sbrighiamo le faccende, cuciniamo da sole, facciamo tutto da sole. A volte viene un’educatrice per fare la spesa “grossa”. Ma tra di noi facciamo lo spritz, usciamo a mangiare, andiamo ai compleanni. A volte nel fine settimana torniamo a trovare i nostri genitori, ma non sempre. Mi piace stare qui, anche se so che a volte manco ai miei genitori, e se loro mancano un po’ anche a me, ma questa è casa mia e qui ci sono tutte le mie cose».
Secondo Martina, «la sindrome di Down è solo un cromosoma in più. Io ce l’ho e mi piace come sono: ho le mie caratteristiche, come gli occhi a mandorla, le mani piccole, i piedi piccoli, e sono bassa, però ho gli stessi diritti e doveri di tutti gli altri. Posso cucinare, andare a ballare, andare in discoteca, bere lo spritz». Non è sempre stato così facile: «In adolescenza mi prendevano in giro. Ma io vorrei dire a chi è vittima di bullismo di avere pazienza e superare l’adolescenza: quando crescerà avrà un bel fidanzato, come quello che ho io, o una bella fidanzata, e sarà contento».
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