Roma e Vienna al fianco di Sarajevo nella strada di avvicinamento all’Ue
foto da Quotidiani locali
BELGRADO. Un rinnovato impegno a sostenere la Bosnia verso l’adesione a una Ue che ha fatto troppe promesse e poche ne ha mantenute, nella regione. Auspici che le riforme siano portate avanti e che si collabori anche sul fronte caldo dell’immigrazione e della Rotta balcanica. Ma anche appoggio all’Alto rappresentante della comunità internazionale, il discusso tedesco Schmidt. E infine pure bacchettate, ma molto velate, al “discolo” pseudo-secessionista e filorusso Milorad Dodik. Si può sintetizzare così la visita congiunta, ieri, dei ministri degli Esteri di Italia e Austria, Antonio Tajani e Alexander Schallenberg, sbarcati a Sarajevo per incontrare la nuova leadership politica del Paese balcanico, uscita dalle elezioni dello scorso ottobre.
Visita arrivata a tre mesi da uno dei pochi successi ottenuti dalla Bosnia negli ultimi anni, la concessione dello status di Paese candidato all’adesione da parte della Ue. E la Ue è il futuro della Bosnia, hanno ribadito Tajani e Schallenberg ieri. La candidatura è solo l’inizio e «vogliamo spianare la vostra strada» verso la Ue, ha assicurato Tajani dopo un incontro con il suo nuovo omologo locale, Elmedin Konakovic, fiero europeista ma anche sostenitore della necessità di spingere la Bosnia nella Nato. Sulla stessa linea anche Schallenberg, rappresentante di quell’Austria che – a differenza di Francia e Paesi Bassi – è fra i leader del fronte europeo che preme per un’accelerazione dell’allargamento Ue ai Balcani. «Abbiamo sostenuto la vostra candidatura e ora vogliamo lavorare con voi per raggiungere questo importantissimo traguardo», ha dichiarato Tajani.
I Balcani sono una «priorità» per Roma, ha aggiunto poi, mentre il suo collega austriaco ha sottolineato che «l’aggressione russa all’Ucraina» ha cambiato per sempre gli scenari. «Siamo in una nuova situazione geopolitica» e lo status alla Bosnia è «un’opportunità che dobbiamo sfruttare», ha confermato Schallenberg, ammettendo che l’Austria «è uno dei Paesi che beneficia del vostro brain drain», di quell’emigrazione che sta prosciugando i Balcani di giovani qualificati, ricercatori, operai, medici, infermieri. «Ma non ne siamo felici», ha osservato il ministro austriaco. Le cose potrebbero forse cambiare con i Balcani nella Ue, ma bisogna velocizzare tutto, «perché troppo tempo è stato perso», ci sono riforme da fare «e vi aiuteremo», ha chiosato Schallenberg, giurando che i Balcani «non sono un terribile cortile» per la Ue ma «un partner importante».
Il tempo perso nei passati decenni è stato un tema su cui ha puntato anche Tajani. La Ue, ha detto il titolare della Farnesina, «non ha mantenuto» le sue promesse «negli ultimi 20 anni, ma oggi si è aperta «una nuova opportunità» per l’integrazione della Bosnia e degli interi Balcani, da non mancare. Protagonista, come “arbitro” della situazione interna, dovrà essere sempre Christian Schmidt, Alto rappresentante in rotta di collisione con il leader serbo-bosniaco Dodik e con Mosca, che non ne riconoscono l’autorità. Ma Schmidt è «una brava persona che costruisce ponti» e il «suo lavoro non è facile», ha affermato Tajani, in un endorsement all’unisono con Schallenberg, con il ministro italiano che contestualmente ha confermato di aver avuto colloqui con Dodik. Da cui «nessuno si aspettava che cambiasse la sua retorica» in poco tempo, ha ammesso da parte sua il ministro degli Esteri bosniaco Konakovic, assicurando che Sarajevo vuole una «politica di compromesso» verso la Republika Srpska. E andare avanti sulle riforme che servono, per aspirare un giorno all’adesione.